Avezzano. E’ stata respinta la richiesta di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell’amministratore e del socio, entrambi marsicani, di una società. Erano accusati all’inizio dell’inchiesta della Guardia di Finanza sulla ricostruzione di aver favorito gli affari della ‘Ndrangheta all’Aquila insieme ad altri complici, posizione poi archiviata nei loro confronti. Il tribunale dell’Aquila, composto dai giudici Giuseppe Romano Gargarella (presidente), Marco Billi e Guendalina Buccella, ha deciso che il sequestro preventivo nei loro confronti (assistiti dall’avvocato Roberto Verdecchia) non poteva essere applicato perché il pm aveva già chiesto e ottenuto l’archiviazione dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Accusa rimasta in piedi solo nei confronti di un terzo accusato, per il quale è stata già emessa un’ordinanza di sequestro preventivo di diversi beni, ditte individuali, quote societarie, conti correnti bancari, fabbricati e macchine. Non c’è infatti nessuna prova, secondo il collegio giudicante, che i beni per i quali è stata avanzata la richiesta di sequestro siano riconducibili a quest’ultimo indagato. Secondo la tesi accusatoria il sodalizio era pronto a mettere le mani su più di quindici appalti della ricostruzione privata del dopo terremoto all’Aquila.