Avezzano. “Nell’incontro sindacale del giorno 2 agosto 2023 l’azienda ha confermato la scadenza dell’attuale commessa principale a fine 2024, precisando però che sono in corso trattative con il cliente. L’azienda ci ha comunque trasmesso il disagio della condizione di monocommittenza, per cui l’azione in corso sarebbe quella di mettere a punto un portafoglio di prodotti propri.
In quest’ottica sarebbe stato rafforzato il numero di ingegneri e tecnici attraverso nuove assunzioni, tra cui anche un nuovo responsabile per la gestione e manutenzione degli impianti (Facility). L’azienda ci ha poi informato di aver ricevuto, nella giornata del 1 agosto, la visita istituzionale di rappresentanti del ministero delle imprese e del made in Italy e della regione Abruzzo, finalizzata ad approfondire le possibilità aperte dalla programmazione europea (chips act), contratti di
sviluppo, accordi di programma e altre misure a sostegno delle imprese anche in relazione ai costi dei gas naturale e industriali, dell’acqua e delle certificazioni per le emissioni.
Infine l’azienda si è soffermata sull’analisi di alcuni fattori che, a detta sua, limiterebbero la capacità di ottenere efficienza produttiva, riducendo le risorse da dedicare agli investimenti. La nostra valutazione sulle informazioni ricevute è di confermata preoccupazione visti i numerosi
elementi di incertezza riguardo a tempi e modi per l’uscita dalla condizione di monocommitenza che comunque, in linea di principio, è necessaria.
Pur ritenendo importante che la più grande azienda del nostro territorio sia guardata con attenzione dalle istituzioni nazionale e regionale, è opportuno che le stesse istituzioni siano attente al potenziale rischio di conflitto tra le strategie della cinese Sparc (che controlla LFoundry al 100%) e le strategie europee a cui LFoundry sarebbe chiamata a contribuire.
Inoltre come Fiom non ci stancheremo mai di evidenziare il problema del precariato che a nostro giudizio, a maggior ragione di fronte all’eventuale assegnazione di risorse pubbliche, necessita di essere affrontato una volta per tutte partendo dalla constatazione che i posti di lavoro assegnati ai
lavoratori in somministrazione sono a tutti gli effetti strutturali, per cui davvero non si capisce per quale motivo questi posti di lavoro non debbano vedere occupazione stabile. Senza timore di essere smentiti, possiamo dire che è in atto un processo di precarizzazione della
clean room, nel senso che la percentuale di lavoratori in somministrazione che operano all’interno dell’area produttiva vera e propria ormai si aggira intorno al 50%.
Si aggiunga che l’inquadramento professionale di tali lavoratori risulta inferiore a quello dei loro colleghi LFoundry e che spesso sono chiamati ad accontentarsi di un contratto part-time involontario pur di lavorare. Insomma, un esempio emblematico di “lavoro povero”. Quale prospettiva può avere una realtà produttiva che vede un ricorso di questa portata al lavoro precario non per rispondere a una esigenza congiunturale, ma piuttosto in maniera costante e perenne? Purtroppo su questi temi anche nella giornata del 2 agosto abbiamo registrato una totale chiusura da
parte dell’azienda che continua a trincerarsi dietro la logica secondo la quale “la legge ce lo consente”.
Chiediamo alle istituzioni, chiamate a realizzare il bene collettivo, che si interroghino attentamente su questa situazione e che prima di accordare credibilità all’azienda, ottengano precise garanzie di
tenuta industriale e occupazionale”. Questo è quanto dichiarato dai delegati Fiom di LFoundry della provincia dell’Aquila.