Avezzano. Sull’inchiesta a carico del primo cittadino di Avezzano, dirigente della Provincia, accusato di falso, peculato e abuso d’ufficio insieme ad altre cinque persone, il sindaco Gianni DI Pangrazio si difende e conferma la sua fiducia nell’esito delle indagini. Sui viaggi contestati, sette in totale scoperti dagli inquirenti, tra cui uno a Ischia, Di Pangrazio chiarisce che “si tratta di viaggi a fini istituzionali. Il sindaco”, sottolinea, “è impegnato 24 ore su 24 e qualsiasi cosa io faccia è nell’interesse della città, si tratta di questioni amministrative che in parte ho già chiarito perché io ho sempre rispettato le regole”. Sotto inchiesta insieme a lui ci sono gli autisti Mario Scimia ed Ercole Bianchini che dovranno rispondere anche di truffa ai danni dello Stato, oltre a Maria Pia Zazzara. Accusata di peculato anche un’altra dirigente, Paola Contestabile. E’ indagata infine per favoreggiamento l’avezzanese Anna Maceroni, attualmente spostata provvisoriamente dal Comune di Avezzano in altri uffici. Avrebbe fornito false informazioni agli inquirenti sulla questione al centro dell’indagine, dichiarando il falso sull’utilizzo delle auto nell’Ente e quindi favorendo il sindaco e il personale accusato. A Di Pangrazio, nell’inchiesta aperta circa un anno fa, sono contestati sette viaggi che, secondo i sostituti procuratori Stefano Gallo e Roberta D’Avolio, non avevano scopi istituzionali. L’auto blu, quindi, secondo quanto accertato dalle indagini della polizia giudiziaria, sarebbe stata utilizzata a fini personali. Il sindaco ribadisce che “si tratta di problematiche amministrative che verranno analizzate e chiarite”. Sulle auto afferma che il suo utilizzo è sempre oculato. “Uso quasi sempre, il 90 per cento delle volte, la mia macchina”, spiega il Di Pangrazio che ha rinunciato all’indennità di sindaco, “e quando ho utilizzato quella del Comune l’ho fatto per un fine istituzionale”. Per lui l’accusa è anche di aver attestato la regolarità tecnica di un’importante delibera provinciale che creava il Dipartimento speciale. Tutto ciò, secondo l’accusa della procura aquilana, sapendo che di quel dipartimento sarebbe diventato il responsabile. In sostanza, quando la delibera numero 18/2011 è stata firmata, secondo quanto accertato dalle indagini delle fiamme gialle, Di Pangrazio sapeva che il giorno successivo sarebbe stato nominato direttore dell’istituendo Dipartimento speciale, ottenendo una retribuzione accessoria di 18mila euro. Secondo la Procura, avrebbe “attestato in modo falso la regolarità dal punto di vista tecnico della riorganizzazione”. “Sono certo che dalla documentazione emergerà una diversa verità perché ho sempre lavorato nel rispetto delle regole”, sottolinea, “ho già chiarito in parte questa questione e per me quegli atti sono legittimi. Ho fiducia nella magistratura e nelle istituzioni, altrimenti non farei il sindaco”. E’ accusato, inoltre, secondo quanto emerso dalle indagini della polizia giudiziaria, di aver distaccato Bianchini per utilizzarlo come autista personale al Comune. Stesse accuse anche alla Contestabile e agli autisti che avrebbero utilizzato l’auto di servizio per questioni non istituzionali, anche nei fine settimana e in alcuni casi anche per andare a fare la spesa.