Avezzano. Prove non idonee e incerte, chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
È la richiesta del pubblico ministero del tribunale di Avezzano, Ugo Timpano, nell’udienza del processo per presunta corruzione nel post sisma a carico dell’ex assessore regionale Daniela Stati, del padre Ezio, dell’ex marito Marco Buzzelli e degli imprenditori Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli.
Il tutto arriva dopo quasi 13 anni dall’inizio di un processo molto controverso e che ancora una volta viene rinviato. La prossima udienza, che dovrebbe essere l’ultima, è stata fissata al 15 dicembre, quando arriverà anche la sentenza. Nella discussione di ieri pomeriggio al tribunale di Avezzano è stato eccepito dalle difese il fatto che le intercettazioni ambientali e telefoniche non potevano essere utilizzate perché erano state effettuate in un altro procedimento della procura di Pescara.
Il tribunale ha rinviato dando termine fino al primo dicembre per la produzione dei decreti autorizzativi delle intercettazioni. In una recente sentenza della Cassazione a sezioni riunite, è stato stabilito che, se emergono fatti riguardanti episodi diversi e con altri reati diversi da quelli per cui si sta indagando, le intercettazioni non sono utilizzabili. Infatti l'”inchiesta Stati” nasce da tutt’altro.
Le intercettazioni riguardavano un’indagine della procura di Pescara sulla realizzazione dei termovalorizzatori in Abruzzo, di cui uno nella Marsica, per i quali l’allora assessore regionale Daniela Stati è risultata totalmente estranea.
Il pm Ugo Timpano, ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste, per inidoneità e incertezza della prova a fondare un giudizio di condanna.
Nel corso delle udienze, era stato ascoltato l’allora presidente di Abruzzo engineering Francesco Carli. Rispondendo alle domande dei magistrati, Carli spiegò la vicenda legata al problema occupazionale che in quel periodo stava interessando Abruzzo Engineering, la società per azioni totalmente partecipata dalla Regione Abruzzo. Spiegò i suoi interventi nei confronti della Regione, e quindi dell’allora assessore Stati, finalizzati a sollecitare la soluzione del problema che stava gettando sul lastrico decine di lavoratori.
La stessa cosa aveva ripetuto l’ex governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, escluso qualsiasi coinvolgimento in reati di Daniela Stati. L’inchiesta riguardava una presunta attività illecita finalizzata a ottenere il vantaggio per essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione del post terremoto all’Aquila.
La vicenda portò all’arresto di Ezio Stati, all’interdizione della figlia, all’epoca assessore regionale alla Protezione civile, al fermo dell’ex marito Buzzelli e degli ex dirigenti della Valle del Giovenco calcio, Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli. La Stati avrebbe agito in qualità di assessore regionale, attraverso la fattiva partecipazione del padre Ezio e di Buzzelli, per agevolare Angeloni e Stornelli. I due si sarebbero mossi rispettivamente quale referente delle società di calcio Valle del Giovenco e Auxilium Tech il primo, e come amministratore delegato di Selex Se. Ma. spa e presidente della società Valle del Giovenco, il secondo.
Stati, da quasi 13 anni si ritiene vittima di “malagiustizia” e sei anni fa ha anche presentato un’istanza al ministero della Giustizia, al procuratore generale della Corte d’appello dell’Aquila e al procuratore generale della Corte di Cassazione a Roma.
Un esposto in cui si chiedeva “una verifica disciplinare sulla condotta dai magistrati dell’Aquila”, dove inizialmente era radicato il processo. Nel collegio difensivo gli avvocati Alfredo Iacone e Antonio Milo.