Magliano dei Marsi. Sono partiti ieri gli interrogatori del sindaco di Magliano, Gianfranco Iacoboni, dell’assessore Angelo Iacomini, e dei fratelli imprenditori Franco e Sergio Celi, coinvolti nell’inchiesta Penelope. I quattro, agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana, accompagnati dai loro avvocati hanno chiarito la loro posizione e smentito le accuse di corruzione avanzate dai magistrati della Procura dell’Aquila. Secondo l’accusa il sindaco Iacoboni e l’assessore Iacomini avrebbero lasciato passare una delibera a favore dei fratelli Celi, per l’escavazione di un terreno ricadente nel Comune di Magliano dove sarebbero dovute finire le macerie dell’Aquila. Per gli avvocati Leonardo Casciere e Antonio Ioannucci legali di Iacoboni e Iacomini non c’è stata alcuna forma di corruzione perchè nulla è stato dato e nulla è stato ricevuto e la delibera in questione era legittima e nota anche alla Regione. La tesi della difesa quindi farebbe cadere le accuse nei confronti dei due amministratori che temporaneamente sono stati sospesi dal loro ruolo per volere del Prefetto dell’Aquila, Giovanna Iurato. Diversa invece la posizione dei fratelli Celi. L’avvocato Antonio Milo, che per i due ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari, ha sottolineato la professionalità dei due imprenditori e della loro ditta che lavora nel territorio da oltre mezzo secolo e la loro estraneità ai fatti. Franco e Sergio Celi hanno risposto alle domande dei giudici per far luce sulla vicenda e chiarire la loro posizione. Intanto è stata rimandata a lunedì mattina la perizia sulle sei villette di Carsoli sequestrate perchè secondo l’accusa realizzate con cemento non sicuro.