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Inchiesta Celano, aree degradate: così Piccone aveva deciso a chi sarebbero andati gli appalti

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
9 Marzo 2021
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Celano.  A chi andava cosa, chi faceva la progettazione, le ditte che avrebbero dovuto eseguire i lavori: lo decideva Filippo Piccone e lo faceva quasi sempre nel suo ufficio di via Cittadelle a Celano. Lo studio che aveva aperto ai tempi in cui era senatore della Repubblica e dove i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale dell’Aquila, durante l’inchiesta “Acqua fresca”, avevano posizionato una telecamera con cui sono state riprese le numerose conversazioni tra dirigenti comunali, liberi professionisti e amministratori.

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Fondi aree degradate urbane

Come si legge nella corposa ordinanza a firma del gip del tribunale di Avezzano, Maria Proia, con cui l’attuale vicesindaco di Celano, Filippo Piccone, è finito rinchiuso nel carcere di Vasto, per diversi reati contro la pubblica amministrazione, il 26 ottobre 2015, sulla Gazzetta Ufficiale era stato pubblicato il “Bando per la presentazione di proposte per la predispozione del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”.

Si tratta di un bando a cui il Comune di Celano aveva deciso di partecipare presentando un progetto per la riqualificazione dei rioni Muricelle, Stazione, Tribuna e Vaschette.

Il progetto preliminare è stato fatto dall’ufficio tecnico comunale: 3 milioni di euro (2 milioni di risorse pubbliche, 1 a carico del Comune). Il Comune di Celano aveva beneficiato del finanziamento. Responsabile unico del procedimento: l’ingegnere Valter Specchio. Vincitore della progettazione: lo studio che fa capo a Livio Paris (raggiunto anch’egli, nell’inchiesta da una misura cautelare che lo ha posto agli arresti domiciliari).

Progetto aree degradate

Il progetto, consegnato in Comune il 12 dicembre 2017 prevedeva la suddivisione in tre lotti:

Procedura di gara per esecuzione lavori

Secondo il gip, “la procedura di gara per l’esecuzione dei lavori espletata dal Comune di Celano, è stata ricostruita dagli inquirenti con dovizia di particolari, così come emersa dalle conversazioni intercettate e dai documenti acquisiti”. Da ciò che si legge nelle carte tutta la procedura di gara sarebbe stata seguita personalmente da Filippo Piccone che dava disposizione rivelatesi illecite al dirigente comunale Valter Angelo Specchio.

“In particolare”, scrive il magistrato, al termine di un incontro a cui hanno partecipato altri imprenditori dell’aquilano, il 23 febbraio 2018, “Goffredo Mascitti, avvicinatosi a Filippo Piccone, gli aveva chiesto di poter parlare con lui. Una volta usciti gli altri presenti, infatti, Mascitti, parlando a bassa voce, aveva fatto riferimento ad alcune gare e a delle buste di cui avrebbe parlato con Valter Specchio, il quale gli aveva però suggerito di ‘parlare con Filippo’”.

E così, come chiarisce il giudice per le indagini preliminari, Mascitti aveva chiesto un elenco, “successivamente identificato nella lista delle ditte interessate alla gara, come precisato dallo stesso su richiesta della segretaria di Piccone, che non capiva bene quale elenco doveva procurarsi, perplessità alla quale Mascitti aveva risposto dicendo: ‘delle imprese che hanno fatto richiesta per i lavori'”.

Lo stesso Piccone aveva chiesto alla segretaria: “di parlare con Specchio per farsi consegnare tale elenco da dare poi a Goffredo Mascitti”.

Di fatto l’imprenditore celanese chiede all’ex senatore di conoscere la lista di chi aveva manifestato l’interesse di partecipare alla gara per l’assegnazione dei lotti delle aree degradate. Informazioni che, come dispone il Codice degli appalti, dovrebbe rimanere riservata proprio perchè gli operatori economici interessati non possano accordare tra loro.

Gli ordini impartiti a Specchio

“Particolarmente significativa è la conversazione del 24 febbraio 2018, alle 11 circa, tenutasi nella segreteria di Filippo Piccone, alla presenza di Valter Specchio e dello stesso Carmine John Lastella”, si legge ancora nell’ordinanza, che ha previsto misure cautelari anche per i costruttori edili Mascitti e Lastella, raggiunti rispettivamente da arresto ai domiciliari e divieto di esercizio d’impresa, “nel corso del quale Filippo Piccone si era spinto fino ad ordinare a Valter Specchio di assegnare uno dei due lotti a Carmine John Lastella e uno a Goffredo Mascitti, riservandosi di decidere in futuro per quello rimanente”.

Sempre dalle intercettazioni finite nell’ordinanza è poi lo stesso Piccone che dirà successivamente al sindaco Settimio Santilli che per il terzo lotto potrà decidere lui.

Filippo: vabbè po’… una me la devi dare a Goffredo

Specchio: a chi?

Filippo: una la devi dare a Goffredo… perchè sennò va a finì cioè… lo impazzisco solo a quello… l’altra … magari vediamo… se qualcuno che ha risposto… capì?

Johnny: alla terza?

Filippo: che ne so? Tu che dici?

Durante la conversazione Piccone, “indicando col braccio destro in direzione di Carmine John Lastella, aveva, di nuovo, messo in pratica uno dei suoi comportamenti gravemente intrusivi ed abusivi”, scive il gip Poria, “spingendosi fino ad ‘ordinare’ a Valter Specchio di aggiudicargli tale lotto: “lui ha partecipato lui… la deve prende”.

Specchio, dirigente dell’area tecnica comunale che si occupava proprio della gara delle aree degradate, sarà ascoltato poi dai militari dell’Arma nel suo ufficio (in un’altra intercettazione) dove era stato raggiunto dai due imprenditori, mentre fa vedere l’elenco di cui aveva chiesto Mascitti a Piccone, con le ditte che avevano manifestato intenzione di partecipare alla gara.

La rivelazione del segreto d’ufficio è il reato finito poi al 31esimo capo d’imputazione dell’ordinanza: per Piccone per aver ordinato a Specchio di far vedere l’elenco, per Specchio, per averlo mostrato ai due imprenditori celanesi, per Mascitti e Lastella per essere andati da Specchio a chiedere i documenti. Reati a cui poi si è sommata la turbativa d’asta.

Il racconto a Gianvincenzo Sforza con l’ammissione del reato

Come emerge sempre dall’ordinanza, redatta in 520 pagine, a un mese dalle prime acquisizioni documentali dei carabinieri in Comune e a distanza invece di diversi mesi dall’intercettazione in video in cui Piccone ordinava a Specchio di affidare un lotto a Lastella e un lotto a Mascitti (a gara ormai conclusa), Piccone parlerà espressamente delle sue decisioni in merito alle assegnazioni dei lotti a Gianvincenzo Sforza.

Sforza è editore di un giornale locale e, come documentato dalle intercettazioni dei carabinieri, agli ordini del maggiore Edoardo Commandè, andava spesso nell’ufficio di via Cittadelle a incontrare l’ex senatore.

Lo stesso Sforza, parlando con Piccone, in un’intercettazione del 13 luglio 2018, fa riferimento all’inchiesta in corso che stava all’epoca provocando molto clamore in città, per le ripetute visite negli uffici comunali, da parte dei carabinieri.

Nel frattempo, sempre come dimostrato dall’ordinanza, a cui fa capo l’inchiesta che conta in tutto 56 indagati, Lastella pare avesse sbagliato a produrre l’offerta per partecipare all’assegnazione dei lavori della gara delle aree degradate. E così, il lotto che sarebbe dovuto andare a lui, come indicato da Piccone nel suo ufficio rivolgendosi al tecnico Specchio, era intanto andato a un’altra società.

Lo stesso Sforza, scrive il gip, “aveva avanzato l’ipotesi che avevano potuto mettersi d’accordo o che, comunque, vi fossero state delle intercettazioni e Piccone aveva detto che, in tal caso: ‘sono cazzi loro… io gli ho detto… secondo me sono 3 lotti, uno lo prende Jhonny (Filippo indica con la mano dietro di sè, verso l’abitazione di Jhonny La Stella, uno lo prendi tu, e uno se ci sta qualcosa da … a chi va? Eh…? Si sono incastrati…'”. Piccone così dicendo ha espressamente spiegato come sarebbero dovuti essere affidati i lavori.

Successivamente a questa conversazione, dopo qualche settimana, come scritto e documentato nella stessa ordinanza, Piccone e Specchio discutono su come far prendere comunque il lotto a Lastella e Piccone arriva a ipotezzare di andare a prendere accordi personalmente con la ditta vincitrice per farlo rinunciare oppure a chiedere di non fare ricorso nel caso in cui avesse assegnato comunque il lotto a Lastella promettendogli “qualcos’altro equivalente in futuro”.

Annullamento della gara

Successivamente, però, gli indagati decidono di annullare la gara anche in considerazione dei timori che avevano per l’indagine in corso, simile a quella di Tagliacozzo e a quella di Capistrello, che avevano portato all’arresto di diversi amministratori pubblici.

Dopo aver affidato l’incarico a due legali esterni di valutare la legittimità della gara e a seguito poi dei loro pareri che rilevavano dei vizi, il 21 settembre 2018, l’ingegnere Specchio ha poi annullato in autotela tutta la procedura di gara.

Nel 2019, come si legge a pagina 403 dell’ordinanza, la gara viene poi rifatta e comunque, un lotto, viene affidato a una società di proprietà della famiglia Mascitti.

La richiesta di revoca delle misure al tribunale del Riesame

Giovedì, intanto, ci sarà la decisione del tribunale del Riesame dell’Aquila, per la revoca delle misure cautelari che hanno raggiunto i due imprenditori celanesi, avanzata dai legali difensori.

Tags: carabinieri l'aquilainchiesta acqua fresca
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