Avezzano. “La persona di Trasacco raggiunta da una misura cautelare che ne ha disposto gli arresti domiciliari non è un dottore commercialista o esperto contabile iscritto al nostro albo”.
A precisarlo è il presidente dell’ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Avezzano e della Marsica, Valerio Dell’Olio, che commenta: “Spesso si definiscono ‘commercialisti’ persone che si occupano, non si sa a che titolo, di fornire ‘servizi di consulenza’ in azienda. In questo caso non si sa nemmeno a che titolo l’interessato lavorasse nell’azienda”.
Al momento ancora non si conosce l’identità della persona raggiunta dalla misura cautelare ordinata dal gip del tribunale di Avezzano, Maria Proia e eseguita dai finanzieri della compagnia di Avezzano.
Si sa che è una persona che “teneva i conti, all’interno del sodalizio criminale”.
Smantellato sodalizio criminale teso all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro
Le Fiamme Gialle di Avezzano hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Avezzano, Maria Proia, su richiesta dall’allora Procuratore della Repubblica, Andrea Padalino Morichini.
L’indagine, in stretta collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di L’Aquila e incardinata nell’ambito del procedimento penale n. 1896/20, ha riguardato soggetti di origine pakistana sospettati del reato previsto e punito dall’art. 603 bis (caporalato) c.p..
Nel corso di numerose perquisizioni sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro:
– documentazione attestante le ore di lavoro effettivamente svolte dai braccianti agricoli;
– contabilità societaria dei lavoratori dipendenti;
– un personal computer in uso al cosiddetto “caporale”.
L’analisi del contenuto del personal computer, anche grazie alla collaborazione del C.F.D.A. del Comando Provinciale L’Aquila, ha consentito la comparazione delle evidenze delle scritture contabili ufficiali della società con le registrazioni della c.d. “contabilità in nero”. Inoltre, a rafforzare il delineato quadro investigativo e probatorio, sono stati escussi in atti numerosi soggetti, anch’essi di prevalente origine pakistana, vittime del reato.
Le indagini svolte, hanno così permesso di acclarare un complesso sistema delittuoso messo in atto dal caporale pakistano in concorso con altri connazionali e dai responsabili della citata società agricola, che impiegavano manodopera “a bassissimo costo” sottoponendo i braccianti – in reale stato di bisogno – a condizioni di vero sfruttamento con:
– estenuanti turni lavorativi (fino a 14 ore al giorno continuative);
– assenza di periodi di recupero giornaliero e settimanale;
– mancato riconoscimento del diritto alle ferie;
– una retribuzione oraria pari a 5,00 euro, in palese difformità rispetto ai livelli stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Un uomo pakistano si trova ora in carcere, due, invece, sono agli arresti domiciliari. Domiciliari anche per una persona di Trasacco, che svolgeva le mansioni di contabile.