Balsorano. Il sindaco Mauro Tordone, secondo l’accusa, voleva favorire l’architetto parente. E’ quanto sostiene l’accusa nell’inchiesta sugli appalti di Balsorano e che ha portato all’arresto del dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Balsorano, Pietro Mazzone, che si trova ai domiciliari, e all’iscrizione nel registro degli indagati del primo cittadino e di altri sette indagati: Gino Capoccitti (60), consigliere di maggioranza in carica ed ex vicesindaco, Rocco Tullio Servio (44) ex assessore, Silvana Caringi (30), imprenditrice nel settore funerario Alessandro Gismondi (36), rappresentante legale della stessa ditta, Alessandra Magnarini (53), geometra, Aquino Tantangelo (48), ingegnere, tutti con divieto di dimora in paese, e l’assessore comunale in carica Francesco Valentini (58). Mazzone, secondo l’accusa, sarebbe stato assunto in Comune per garantire una gestione “affaristica” degli appalti pubblici.
La gola profonda del Comune
Tutta l’indagine, portata avanti dal commissariato di Avezzano e coordinata dal sostituto Roberto Savelli, prende forma dopo le accuse lanciate e gli esposti presentati da un altro dipendente comunale silurato e poi reintegrato, Luigi Enrico Tuzi. E proprio lui aveva presentato in procura, a dicembre del 2012, un esposto contro la propria estromissione, definita illegittima, dalla guida dell’ufficio tecnico del Comune, incarico ricoperto da Pietro Mazzone. Infatti dopo la reintegra di Tuzi, con provvedimento della Corte dei Conti, l’ufficio era stato sdoppiato in due distinti servizi, quello “Urbanistica” affidato al dipendente rientrato in servizio, e quello “Lavori pubblici” guidato da Mazzone. Secondo il Gip, la maggioranza comunale, “glissando sulle osservazioni dei giudici contabili della Corte dei Conti che ha poi reintegrato il dipendente, ha beffato Tuzi che ha avviato anche un ricorso al giudice del lavoro. Il giudice ha ritenuto attendibile le dichiarazioni di Tuzi, “nonostante sia stato più volte denigrato e concretamente demansionato rispetto al ruole che gli spettava quale dipendente di ruolo”.
Il ruolo di Mazzone
Proprio l’arrestato, però, come si evince dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Francesca Proietti, “era un dipendente non di ruolo, assunto con contratto a termine”. Secondo l’accusa, l’esposto di Tuzi ha evidenziato come la “temporaneità dell’incarico al professionista esterno perdurasse ininterrottamente dal 1998”. Secondo l’accusa, infatti, “le anomalie denunciate da Tuzi inducono a ritenere che l’assunzione del Mazzone fosse finalizzata a garantire la trattazione affaristica a scopi privati degli appalti pubblici locali”. Nella veste di responsabile unico del procedimento del settore Lavori pubblici, Mazzone ha potuto “manipolare la scelta dei tecnici esterni a cui affidare l’incarico di progettazione, limitando surrettizialmente il compenso entro la soglia dei 40mila euro per l’incarico sulla nuova scuola a Aquiliano Tatangelo, che ha un rapporto di parentela con il sindaco, la scelta del contraente per le opere di manutenzione delle lampade votive al cimitero, la progettazione predisposta dall’architetto Magnarini poi nominata direttore dei lavori”. Secondo quanto emerso dalle indagini, Mazzone, anche dopo l’avvio dell’inchiesta, avrebbe portato avanti ugualmente i suoi intenti. Secondo il gip, Mazzone “pur consapevole dell’indagine in corso, ha continuato a delinquiere come si evince dalla liquidazione a favore dell’architetto Alessandra Magnarini il 27 febbraio 2016 dell’incarico alla stessa conferito, oppure della liquidazione a favore di Tatangelo il 10 marzo 2015”.
Le intercettazioni negli uffici comunali
L’indagine si è avvalsa di numerose intercettazioni, non solo telefoniche ma anche tramite microspie all’interno degli uffici comunali. Ed è proprio in questi frangenti che i protagonisti della vicenda parlano con maggiore disinvoltura, in particolare il sindaco Tordone, funzionario del Ministero dell’Interno (ex agenzia autonoma segretari comunali) che era a conoscenza dal problema legato all’affidamento a all’ingegnere Aquilino Tatangelo, suo parente. Mazzone in una intercettazione ambientale del 14 novembre 2014 in Comune, manifestando i propri timori sull’indagine giudiziaria in corso, riferisce al sindaco la necessità di scendere sotto la soglia del 40mila euro, abbassata poi a 39.800.
Mazzone: “Per rientrare al di sotto di 40mila euro semo dovuto dà a, ahhh còse, che tu interpreti la norma, alla perfezione. La norma te dice che tu devi fare un incarico, la procedura in base a quello che è l’incarico teorico. Còse, prima te li fa ridotto del 50 per cento… Me segui? Può darsi pure che sul mercato trovi uno che riduce del 60 per cento e tu stai rinunciando a questa procedura. Però è un dettaglio”.
Poi il colloquio con il sindaco:
Mazzone: Quest’anno quanti soldi ce semo dati a Lillino (Tatangelo)… manco ‘na lira, tutte ste carti manco na lira… per cui non.. non questo m’ha chiesto…
Tordone: L’unica cosa vera quella l’unica cosa che… (incomprensibile) è la relazione tra me e Lillino. La relazione tra me e Lillino potrebbe essere.. se domani me dovessero dii..
Mazzone: sì sì, ma…
Tordone: Sulla relazione tra me e Lillino… primo: non gli ho dato manco questo incarico io a lui, perché l’incarico ce l’hai dato tu… c’era incompatibilità se glie lo avessi dato io… Non potevo farlo perché non gli posso dare l’incarico. Ma l’incarico ce l’hai datu tu a Lillino, non ce l’ho dato io.
Mazzone: Assolutamente
Tordone: Quindi assolutamente.
Mazzone: Ma nella maniera più assoluta.
Tordone: E la seconda cosa più importante, che Lillino non è come te… Come, diciamo, ingegnere, lavora per il comune di Balsorano… per il Comune di Balsorano l’ho preso io adesso e l’ho fatto lavorare.
Mazzone: ha sempre lavorato…
Tordone: ha sempre lavorato per il Comune di Balsorano.
Mazzone: è una professionalità attualmente secondo me è il migliore professionista che sta a Balsorano, perché il Comune non se ne dovrebbe avvalere?