Tagliacozzo. Colpo di scena per l’inchiesta Alba d’oro. La Corte d’appello dell’Aquila, nonostante il ricorso della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, guidata dal Procuratore Alfredo Rosini, ha revocato la confisca delle quote della società Alba d’oro srl. Nella vicenda sono indagati l’ex assessore di Tagliacozzo ed imprenditore Nino Zangari, i fratelli Augusto e Achille Ricci. Sono accusati di aver utilizzato parte del tesoro del boss corleonese Vito Ciancimino per la realizzazione del complesso turistico “La Contea”. Ora però il provvedimento della Corte d’Appello potrebbe rimettere tutto in discussione, o per lo meno rimescolare le carte in tavola. La Procura aveva chiesto di confiscare il patrimonio delle persone coinvolte nell’inchiesta e in particolare di Zangari, dei fratelli Ricci, ma anche di Domenico Contestabile, Dante Di Marco e Adele Ottaviani. Si tratta di persone coinvolte nell’inchiesta legata a una presunta organizzazione criminale di tipo mafioso. L’indagine era partita dalla Procura di Avezzano. Secondo l’accusa, sulla società Sirco spa e sul complesso turistico “La Contea” di Tagliacozzo, appartenente alla società Alba d’Oro srl, era confluito denaro di provenienza illecita e, in particolare, fondi provenienti dal famoso tesoro di Ciancimino l’ex sindaco di Palermo. In primo grado il Tribunale dell’Aquila aveva disposto la confisca delle quote della società Alba d’Oro e della società Marsica Plastica srl. I giudici avevano rigettato la proposta di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Domenico Contestabile. Ora, invece, la Corte, presieduta da Giovanni Cirillio ha revocato tutti i provvedimenti di confisca. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Crescenzo Presutti e Stefano d’Andrea per Domenico Contestabile, Andrea Castaldo (foro di Napoli) e Daniele Livreri (foro di Palermo) per i fratelli Ricci, e Pasquale Milo per Nino Zangari. Nel progetto edilizio della struttura di Tagliacozzo sarebbero stati investiti un milione 610mila euro tramite la holding Sirco, una società siciliana che, sempre secondo le accuse, era controllata da Ciancimino tramite Gianni Lapis, amministratore del patrimonio della famiglia dell’ex sindaco colluso con la mafia. L’operazione era stata eseguita nel 2006 dai finanzieri del Gico. Il gip della Procura dell’Aquila, Giansaverio Cappa, aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale che spettava invece al Tribunale di Avezzano. L’indagine ha portato al sequestro preventivo di quote societarie e del complesso turistico “La Contea”, realizzato a Tagliacozzo, da due milioni e mezzo di euro. L’inchiesta ruota attorno al tesoro occulto di Vito Ciancimino il cui denaro sarebbe stato riciclato anche a nella città turistica marsicana per realizzare l’intero villaggio. Il reato contestato è quello di riciclaggio con l’impiego di denaro di provenienza illecita.