Avezzano. C’è attesa per lunedì prossimo quando il gup Daria Lombardi si pronuncerà sull’inchiesta “Acqua fresca”. Nell’ultima udienza l’avvocato Antonio Milo difensore dell’onorevole, Filippo Piccone, coinvolto, insieme ad amministratori e tecnici, nell’inchiesta ha ribadito che “Non esiste il sistema Piccone”.
Il gup, Daria Lombardi, nelle ultime settimane ha ascoltato le arringhe di diversi legali che difendono gli imputati nella vicenda, 33 in tutto. Oltre a Milo, hanno contestato le accuse i legali degli altri imputati: Roberto Verdecchia, Giorgio Perroni, Franco Colucci, Alessandro Fanelli, Gianluca Presutti, Vittoriano Frigioni, Crescenzo Presutti e altri.
“Abbiamo contestato le accuse mosse nei confronti del mio assistito (Piccone che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di vicesindaco al Comune di Celano, ndc), “e soprattutto abbiamo spiegato che non esiste il sistema Piccone. Perché l’onorevole ha avuto sempre come obiettivo il bene pubblico. Il suo intento è stato sempre rendere Celano una città più vivibile e più attenta al sociale, con iniziative meritorie. Non ha mai perseguito interessi personali”. L’udienza di ieri è la terza nella quale viene data la parola ai legali degli amministratori, dirigenti e tecnici coinvolti nell’inchiesta “Acqua fresca” che portò il 22 febbraio 2021 agli arresti del sindaco Settimio Santilli e dell’ex parlamentare Piccone.
Lunedì prossimo ci sarà la decisione del gup Lombardi. A metà mese era stata depositata la superperizia dell’inchiesta, ovvero 3.500 pagine delle intercettazioni ritrascritte dopo la richiesta avanzata dalle difese. Il pubblico ministero Luigi Sgambati, al termine della requisitoria di tre settimane fa, durata poco meno di mezz’ora, ha chiesto il processo per i 33 imputati. Nell’udienza di ieri, inoltre, Milo ha ribadito che “anche il primo cittadino Santilli ha avuto come scopo il bene dei celanesi. Ha realizzato parchi giochi, scuole, e tante altre opere pubbliche esclusivamente per il bene pubblico. Non è mai prevalso l’interesse privato”.