Avezzano. Un murales in un largo fino ad oggi mai particolarmente valorizzato, in cui invece “si respira” la storia della città. È un grande orologio, fermo alle 7.48, tutto intorno le ferite provocate dal sisma.
A realizzarlo è l’associazione culturale “Sessantasettezerocinquantuno” che lo sta dipingendo proprio lì dove si trovano i resti del principale edificio religioso di Avezzano, andato completamente distrutto a seguito del terremoto del 13 gennaio 1915: la collegiata di San Bartolomeo.
Un’opera che punta a far conoscere a tutti quello che è accaduto e a mettere in evidenza una pagina della storia della città che in pochi conoscono.
“La nostra associazione nasce con l’intento di promuovere iniziative per la valorizzazione della città e del territorio”, hanno precisato Giulio Fiocca, presidente dell’associazione e i tre membri Giuseppe Mazzei, Alessandro Maurizi e Luca Clemente Cipollone, “questo progetto fa parte dello spirito dell’associazione che vuole da una parte rivitalizzare i luoghi simbolo di Avezzano e dall’altra valorizzare i talenti. Abbiamo deciso di realizzare questo murales per caso. Stavamo facendo un sopralluogo con la Soprintendenza per ripulire la collegiata di San Bartolomeo quando abbiamo visto questo grande muro vuoto. Ci siamo chiesti: perchè non realizzare un qualcosa lì? Abbiamo suonato al citofono di una delle abitazioni, abbiamo lanciato la nostra proposta e grazie alla collaborazione dei condomini, al sostegno dell’amministrazione comunale di Avezzano e all’aiuto degli sponsor siamo riusciti a realizzare questo progetto”.
Il murales è formato da un grande orologio fermo alle 7.48, un minuto prima della prima scossa che distrusse Avezzano. Intorno ci saranno crepe e ferite che rappresentano la conseguenza del sisma sulla città dove ci furono 10.700 vittime su un totale di circa 13mila abitanti.
“Non ci interessa tanto l’aspetto artistico”, hanno concluso i membri dell’associazione, “ma più dare un’anima a quel luogo che è il centro di Avezzano. Appena sarà terminato ci dedicheremo alla pulizia del sito archeologico per ridare lustro all’area”.