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In Italia si vive bene come negli Stati Uniti? La commovente lettera di un emigrante [blog]

Francesco Proia di Francesco Proia
18 Maggio 2017
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Immagine da Virgilio SìViaggia

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Gennaro Senatore, un italiano che per lavoro è dovuto emigrare ad Helsinki, fa una bellissima dichiarazione d’amore all’Italia. La lettera mi ha commosso a tal punto che ho pensato di tradurre l’originale e riproporla qui di seguito. “In Italia si vive bene come negli Stati Uniti? No. Tuttavia ho scelto l’Italia a prescindere perché beh, sono italiano. Ma se molti miei connazionali migrano (come me) hanno le loro buone ragioni. L’economia è in discesa. In realtà non ricordo un solo anno della mia vita professionale (iniziata nel 1996) in cui non avevamo alcuna forma crisi economica, recessione o chissà cos’altro. Si tratta di un paese NON meritocratico. I politici succhiano le risorse al punto che possiamo essere paragonati al terzo mondo (basta guardare l’Indice di trasparenza dell’International Corruption … in classifica siamo appena sopra il Kazakistan). L’analfabetismo e l’ignoranza sono problemi gravi. Il partito più popolare è gestito da un comico fallito e da idioti che credono nelle scie-chimiche, che pensano che i vaccini facciano male e assecondano i peggiori istinti del popolo. Le tasse sono alte, gli stipendi sono bassi e quello che si riesce a portare a casa è tra i più bassi dell’Europa occidentale. Ma….è l’Italia. E vi avviso sin d’ora che io morirò là, su questo non ho dubbi. Perché? Perché la vita è più importante del denaro. Per capire cosa intendo, dovreste aver vissuto a Roma. Perché il clima, il cibo, l’arte, le persone …. Perché io sono cresciuto guardando il Colosseo, per l’amor di Dio! Perché in appena un’ora puoi andare in Toscana. Perché sì, la corruzione è schifosa, ma prova a vivere in Finlandia, se non sei Finlandese. Perché posso entrare in un bar, chiacchierare con un barista che nemmeno conosco e prendermi il mio tempo, perché la vita è un teatro e, contrariamente a quanto succede nei popoli nordici e anglo-sassoni, non verrà mai presa sul serio. L’azione corrisponde all’essere. Perché anche nella peggiore tragedia, riusciamo sempre a trovare qualcosa di divertente. Perché sì, non parliamo l’inglese. E allora? Nemmeno la maggior parte degli inglesi parlano italiano. Perché se ti devo insultare, posso scegliere tra una serie di maledizioni e male parole che nessun americano può nemmeno immaginare o concepire. E le nostre origini discendono direttamente da Plauto, (no non è una barzelletta … le espressioni dialettali romane derivano dai graffiti che c’erano ai tempi romani …). Perché l’Italia è la mia Patria ed è stata la Patria di un gruppo di razze e di persone, ed è in Europa per errore. Perché sappiamo che non è tanto quello che fai, ma come lo fai. Lo stile è importante almeno quanto i risultati. Tranne nel calcio. Perché posso camminare sulle Alpi e avere una vista migliore di quella che c’è in Svizzera, ma anche nuotare in un mare cristallino come quello dei Caraibi. Vorrà pur dire qualcosa tutto questo, o no? Perché siamo cattolici, ma nemmeno troppo. Siamo intolleranti, ma la violenza razziale è di gran lunga meno comune di quella calcistica. Perché conosciamo bene l’arte di “arrangiarci”, che si può tradurre in “fai quello che puoi con quello che hai”, ma in realtà è molto di più. Perché siamo famosi per la Dolce Vita…ma lavoriamo duramente e risparmiamo più di chiunque altro in Europa. Perché guarda Orvieto. Parlo seriamente, cercalo su Google, e capirai che in Italia ci sono almeno 2.000 borghi simili, se non di più. Perché quando arriva Pasqua l’odore dei carciofi alla griglia si sente in tutto il centro Italia. Perché c’è Napoli, che non posso nemmeno provare a spiegare. Ma è così. Perché sì, New York e la Silicon Valley…ma io conosco delle valli che mi scaldano il cuore ogni volta che le attraverso. Perché non esportiamo la democrazia e siamo felici di questo. Perché non vinciamo le guerre, ma soprattutto perché non vogliamo farle. E questo, per me, è davvero un bene. Perché ho un fucile. È un fantastico Franchi, regalatomi da mio nonno e lo uso solo per la caccia. Nonostante le mie ultime 10 battute di caccia sono state semplicemente delle escursioni con mio zio e i suoi setter. Perché preoccuparsi di sparare? Ci si diverte tanto anche senza! Perché quando lavoravo in una raffineria di petrolio in Sicilia, mi sono fermato a comprare delle arance sul bordo della strada e, diavolo, dovevate assaggiarle! Perché a giugno, sul Monte Argentario, l’odore di liquirizia e dei pini si mescolava con quello del mare. E questa è davvero vita, a mio avviso. Vivere in Italia non è facile. Il servizio ai clienti di norma non è un granché. Ma non dico un cazzo. E sapete perché quando vado in un ristorante di campagna, nonostante non ci sia nemmeno il menù per scegliere, mangio sempre quello che decide la vecchia cuoca, senza mai chiedere qualcosa di diverso? Perché dovrei? È tutto magnifico così! Perché non facciamo le Fettuccine Alfredo, che non so nemmeno chi sia Alfredo, ma se lo incontro, credetemi, gliene dirò due a quell’idiota. Perché il caffè è caffè, non espresso. Ogni altro caffè è sbagliato, punto. Perché i cornetti non sono croissant, ma molto molto meglio. Perché, esattamente come i nostri treni, noi non siamo mai puntuali, sempre un po’ scassati, ma in qualche modo arriviamo sempre a destinazione. Perché la nostra morale è contorta, ma non uccidiamo in nome di dio. Non più, almeno. Perché il paese ha la forma di un vecchio stivale. Se non è ironico questo, ditemi voi cosa può esserlo. Perché se avessi potuto cambiare il nome di questa nazione l’avrei chiamata Assurdistan. Perché nel 1918 questa “espressione geografica” ha cacciato a calci la merda austriaca e tedesca. Perché sappiamo che tutto è relativo. E che il nostro paese è stato lì, attraversando una crisi dopo l’altra negli ultimi 2000 o più anni. Roma era già lì molti anni prima che i miei nonni arrivassero al mondo. Roma sarà lì molti anni dopo che i nostri figli se ne saranno andati. E tutto questo qualche prospettiva ce la regala. Perché la Ferrari è italiana, ed è l’opera dell’uomo più italiano che riesco ad immaginare: un bugiardo, amorale, infantile e testardo. Eppure Ferrari non pensava ad un marchio. Era IL marchio. Ed è ancora vivo nei sogni di un fottio di persone. Perché in tutte le tue lingue c’è almeno un po’ della mia lingua. Perché abbiamo migrato in tutto il mondo e abbiamo costruito ponti, strade, lavorato in miniere e siamo stati di tutto: da fabbri a banchieri. Perché in definitiva c’è il mondo, e poi c’è l’Italia, che è un mondo a sé. Sì, in America tutto è grande scintillante e l’America governa il mondo. E a noi va bene, anche perché a noi non interessa comandare”. @francescoproia

 

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