Collarmele. Torna a far discutere il caso dell’apertura dell’impianto per la produzione di biometano nel territorio della Marsica orientale. Il sindaco di Collarmele, Antonio Mostacci, ha infatti scritto una lunga lettera indirizzata al governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, e a tutti i consiglieri regionali.
“Egregio presidente e carissimi consiglieri regionali vi inoltro questa breve nota aperta in merito alla proposta progettuale della società Biometano Energy Srl che prevede la costruzione di un impianto di produzione di biometano da scarti vegetali nel nostro territorio”, scrive il primo cittadino di Collarmele, “le premetto, per completezza di informazione, che ad oggi la proposta progettuale è incardinata in un procedimento amministrativo presso il dipartimento della dottoressa Flacco in attesa di autorizzazione unica, previo chiarimento di alcuni aspetti tecnico-economico-sociali richiesti nell’ultima conferenza di servizi intervenuta il 5 settembre 2019. Non voglio soffermarmi sugli aspetti tecnico economici, in quanto saranno oggetto di valutazione da parte dell’apparato amministrativo regionale, e che sono stati già ampiamente controdedotti in sede di conferenza dei servizi ,ma da sindaco, da rappresentante di prossimità, mi interessa trasmetterle le mie preoccupazioni di natura sociale”.
“Come Lei ben è a conoscenza”, sottolinea Mostacci nella lettera, “il Comune di Collarmele rappresenta un unicum, non sono a livello regionale, ma anche a livello nazionale per quanto riguarda il contributo che il nostro territorio ha dato e continua a dare in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili. Per rendere chiaro ed evidente quello a cui mi riferisco, faccio notare che ad esempio, il contributo medio della Regione Abruzzo relativo alla potenza di impianti di energia rinnovabile è pari a 9 MW per ogni mille abitati, il dato medio nazionale è pari a 4 MW per mille abitanti mentre a Collarmele è di oltre 40 MW (34 circa da eolico, 6,5 da fotovoltaico e 1 da Biomasse). Il rapporto, come è evidente è di 10 volte superiore alla media nazionale e oltre 5 volte quella regionale. Continuare a insistere su questo territorio, marginale ed in grande difficoltà, con interventi che hanno grosse ricadute sia sull’aspetto morfologico che sotto l’aspetto psicologico dei cittadini, appare assurdo e incomprensibile”.
“Le difficoltà delle piccole aree interne, come lei ben sa, sono state oggetto di preoccupazione anche per il legislatore nazionale che ha dato il via ad una strategia nazionale delle aree interne volta a creare un diverso e più accattivante sviluppo per evitare o limitare lo spopolamento e l’abbandono di tali territori”, precisa il sindaco, “significativi sono alcuni passaggi delle Linee guida di cui all’accordo di partenariato 2014/2020 in merito a tali aree. Le aree interne stanno vivendo un periodo di grossa difficoltà sia dal punto di vista economico che dal punto di vita sociale con progressivo spopolamento. Una parte rilevante delle aree interne ha subito gradualmente un processo di marginalizzazione segnato da: calo della popolazione, riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio, offerta locale calante di servizi pubblici e privati, costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico”.
“Da questo processo di marginalizzazione hanno tratto profitto e a questo processo hanno contribuito alcuni soggetti che possiamo definire “nemici delle Aree interne”, sottolinea Mostacci, “si tratta di quegli attori privati e pubblici che hanno estratto risorse, costruendo posizioni di rendita significative, anziché innovare. Sono stati realizzati interventi, come discariche, cave, impianti per l’energia eolica o l’utilizzazione di biomasse e altro ancora, che non hanno generato benefici locali di rilievo. Si è trattato di modalità d’uso del territorio alle quali le amministrazioni locali hanno in genere acconsentito per il fatto di trovarsi in condizioni negoziali di debolezza a causa della scarsità di fonti di finanziamento e investimento. Questo ultima parte sembra sia stata scritta tenendo in mente proprio Collarmele che nel corso degli ultimi anni è diventato terra di conquista”.
“Il progetto di cui parliamo crea grandissimi problemi di natura sociale per una serie di motivi”, chiarisce il sindaco di Collarmele, “in primis sorge in un territorio già pesantemente condizionato da impianti di energia rinnovabile che ne hanno profondamente modificato, in peggio, l’aspetto ed il paesaggio. Sorge nell’Alveo del Fucino e dunque sottrae suolo alla fonte primaria di reddito della Marsica e, oltretutto, è a ridosso di zone di produzione di prodotti IPG (carote e patate). E, in ultimo, sorge in un territorio, emotivamente sconvolto dai dati di cui al registro tumori, che testimoniano i più elevati tassi regionali di insorgenza di neoplasie”.
“In merito a quest’ultimo punto”, continua, “non posso dimenticare l’incontro con Manzoli ed il direttore dell’ASR in cui si parlo di incidenze delle malattie tumorali nel nostro territorio e dell’impatto psicologico sulla popolazione che risiede in quei luoghi. Tutte queste preoccupazioni, a cui ne potrei aggiungere altre mille, senza tener conto delle criticità tecniche che saranno discusse nelle sedi opportune, sono testimoniate non solo da me, ma anche dai cittadini di altri due Comuni come San Benedetto e Pescina, che congiuntamente con quelli di Collarmele si sono costituiti in un comitato civico volto a tutelare la salute, il territorio ed il sistema economico di questa nostra terra. E’ doveroso precisare che le stesse preoccupazioni sono state rappresentate anche dai rappresentanti delle associazioni di categoria, dai rappresentati dei produttori delle colture con marchio IGP e da semplici operatori economici del settore primario che operano nel Fucino”.
“Gentile presidente, consiglieri regionali da amministratore, da padre, da membro di una collettività che vuole resistere nella propria terra, che non si rassegna a questo declino, che crede fermamente che ci siano grandi prospettive se il territorio viene tutelato e salvaguardato”, conclude Antonio Mostacci, “le chiedo di farsi portatore, ognuno nei limiti delle vostre competenze, di questo messaggio affinché si trovi il giusto compromesso fra le esigenze di realizzare impianti di energie rinnovabili e le esigenze reali e concrete di una collettività che si sente vessata e lasciata sola dalle istituzioni in un territorio già di per se marginale”.