Avezzano. Non c’è solo la criminalità organizzata dedita allo spaccio o alla gestione del pizzo. Negli ultimi anni i gruppi di stampo mafioso si sono dedicati anche ad altri settori come per esempio quello delle illegalità ambientali. Il giro d’affari sporco incentrato sull’ambiente lo scorso anno è stato di 16,7 miliardi di euro e ha visto il coinvolgimento di 302 clan. Reati di ogni tipo da quelli contro gli animali e la fauna boschiva, agli incendi fino agli illeciti nel campo dell’edilizia. La criminalità ambientale, secondo il rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente , cresce di anno in anno e conquista nuove frontiere come quella dei cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo, che invece finiscono in Corea del Sud (è il caso dei cascami di gomma), Cina e Hong Kong (cascami e avanzi di materie plastiche, destinati al riciclo o alla combustione), Indonesia e di nuovo Cina per carta e cartone, Turchia e India, per quelli di metalli, in particolare ferro e acciaio. Lo scorso anno, secondo l’associazione ambientalista, sono stati ben 34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri. Di questi una fetta, seppur non grandissima, è dell’Abruzzo. Nella classifica stilata da Ecomafia 2013, presentata da Legambiente e dal ministro Andrea Orlando, la Regione verde si attesta al quattordicesimo posto con 822 infrazioni, (2,4%), 741 denunce, 4 arresti e 158 sequestri. Una buona parte di questi, secondo i dati, riguardano proprio la Provincia dell’Aquila e la Marsica. Il trend fotografato da Legambiente è destinato ad aumentare. L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305.000 a 122.000, quelle abusive hanno subito una leggerissima flessione: dalle 30.000 del 2006 alle 26.000 nel 2013. Anche il made in Italy è intaccato da falsi lungo le filiere agroalimentari denunciati dalla carabinieri, forestale e finanza. Numeri che preoccupano e spingono a riflettere. “Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive”.