Avezzano. E’ stato tra i primi ad arrivare a Rigopiano. Quando il resort era ancora avvolto dalla neve e dai tanti dubbi sul suo stato lui era lì, con i suoi compagni, a cercare di aprire una strada per permettere ai soccorsi di arrivare in tempo. Tanti sono stati i messaggi di speranza e di gratitudine che gli sono arrivati da ogni parte d’Italia. E lui oggi, attraverso la sua pagina Facebook, quel grazie lo dice a tutti quelli che gli sono stati vicino.
“Vorrei ringraziare tutti per l’incredibile ondata di affetto che ho ricevuto in questi giorni”, ha spiegato, “lavoro e credo nel volontariato fin da ragazzo esercitato nel Movimento dei Focolari e alla stessa maniera nel Corpo Nazionale del Soccorso Alpino. Non ero abituato ad un così grande clamore mediale e la cosa, vi confesso, mi ha trovato impreparato. Sulle prime ho cercato di comunicare il mio punto di vista, ma poi l’impeto è stato troppo forte. In questa, come nelle altre operazioni di soccorso alpino, non esiste l’individualità, ma il risultato è del gruppo laddove l’individuo si mette al servizio di tutti. Anche se i riflettori oggi hanno illuminato me, vi assicuro che non ho un grammo di merito in più di tutti i miei compagni della Stazione del CNSAS di Avezzano (anche di quelli rimasti a casa con la febbre) dei colleghi Abruzzesi e ovviamente degli altri venuti da lontano. Ritengo che il volontario sia “energicamente indipendente”, perché si alimenta dell’amore che lui stesso genera per le sue “fatiche”, e portatore sano di un “contagio virale”, perché l’altruismo tende ad essere imitato. Infine, secondo me l’eroismo più vero è quello nascosto. Quello del clown che strappa un sorriso al bimbo malato, del cuoco e dell’inserviente della mensa della Caritas, dell’educatore di ragazzi “difficili” cittadini di “domani”, di quei volontari che lavorano nelle periferie la cui faccia non conosceremo mai… e quindi grazie anche loro.