Avezzano. Grido d’allarme del vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro, alle istituzioni: “creiamo una rete di protezione sociale per le famiglie che non ce la fanno più ad andare avanti”. L’appello del vescovo Santoro è arrivato durante l’omelia della Santa messa all’interno dei festeggiamenti per l’Unità nazionale e per le Forze Armate d’Italia. “I percorsi della storia sono tortuosi e complessi e vanno letti alla luce di linee che non sempre sono scritte nei libri”, ha spiegato il vescovo nell’omelia, “anche la storia della nostra Italia rientra in questa dimensione di complessità perchè tocca la biografia di persone che nessun libro ricorda. L’uomo non è una statistica perchè ogni uomo è unico perchè voluto da Dio. Vogliamo quindi in quest’ottica di fede restiuitre al Signore quanti sono caduti affinchè il 4 novembre torni ad essere un giorno per ricordare i caduti in una delle guerre più dure e difficili. Mi è caro e deve esserlo a tutti, celebrare la giornata dell’Unità nazionale. Il cardinale Angelo Bagnasco, che accoglieremo qui il 13 novembre, nell’ultima conferenza della Cei ha affermato “l’Unità nel Paese resta una conquista”. Il cardinale guardando al futuro ha evidenziato due realtà connesse al bene del Paese: la famiglia e il lavoro. Non nascondiamo la testa e gli occhi sotto la sabbia”, ha aggiunto monsignor Santoro rivolgendosi al sindaco di Avezzano, Antonio Floris, ai consiglieri regionali Giuseppe Di Pangrazio e Gino Milano, al consigliere comunale, Alfredo Iacone, e a tutti i rappresentanti delle Forze dell’ordine che hanno preso parte alla Santa messa, “viviamo un momento drammatico della nostra storia e c’è il rischio di una frantumazione dovuta a un conflitto economico che sta lasciando a terra morti e feriti. Famiglie dissossat, disoccupate, giovani senza un futuro stabile. Non sta a me proporre delle vie d’uscite. Il palcoscenico di chi ha queste ricette è già molto affollato. Ma compete a me alzare forte il grido di quanti sono schiacciati sotto il grido della precarietà di quanti la parola Unità d’Italia non dice niente perchè si sentono abbandonati. Occorre nell’immediato attrezzarsi per attuare nel nostro territorio una rete di protezione sociale, dobbiamo guardare in faccia la realtà di quanti non ce la fanno più e penetrare dentro l’emergenza. Uno scatto di passione solidale che dovrà aiutare a trovare le strade giuste di quanti per la carica che ricoprono possono dare un aiuto in più. Spreco indifferenza e altro si fondono in una miscela di degrado etico. La chiesa diocesana farà la sua parte, auspico delle risposte anche se vi chiedo la rete di protezione sociale è un’utopia? Attendo risposte e chiedo di non affidare alle parole le risposte concrete che servono a questa terra”.