Avezzano. Un Momento di Speranza e Servizio: Il Vescovo Massaro Conferisce il Mandato Pastorale ai Volontari dell’Ospedale Civile di Avezzano Sabato pomeriggio, la Cappella dell’Ospedale Civile di Avezzano ha ospitato una significativa celebrazione presieduta dal vescovo Giovanni Massaro. In un’atmosfera di profonda spiritualità e comunità, il vescovo ha conferito il mandato pastorale ai volontari che si dedicheranno al servizio all’interno dell’ospedale.
Questa cerimonia rappresenta un momento importante non solo per i volontari, ma anche per l’intera comunità, sottolineando il valore del servizio e della solidarietà in un contesto di cura e sostegno. I volontari, che si sono offerti di prestare il loro aiuto, saranno una presenza fondamentale per i pazienti e le loro famiglie, portando conforto e speranza nei momenti di difficoltà. Il vescovo Massaro, durante il suo intervento, ha messo in evidenza l’importanza del servizio altruistico e ha incoraggiato i volontari a continuare a essere una luce per coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità.
Un progetto prezioso fortemente desiderato e promosso dall’Azione Cattolica diocesana, il Centro missionario e l’ufficio di Pastorale della salute; un vero segno di speranza che arricchisce di senso questo Anno Giubilare. Dopo il breve momento di preghiera nella cappella dell’Ospedale il vescovo ha visitato alcuni ammalati ricoverati nel nosocomio avezzanese per pregare con loro e fare gli auguri di una Santa Pasqua. Le parole pronunciate dal vescovo ai volontari: “Un sentito ringraziamento a Padre Fredrick, cappellano dell’Ospedale e direttore dell’Ufficio di Pastorale della salute, a Claudia Di Biase, presidente diocesana di AC, a Mafalda Di Summo del Centro Missionario e a tutti coloro che hanno promosso questa lodevole iniziativa. Ringrazio di vero cuore la dottoressa Cipollone, qui rappresentata dalla dottoressa Proia, per aver accolto la richiesta di consentire ad alcuni volontari della diocesi dei Marsi di offrire semplicemente un po’ del proprio tempo ai nostri fratelli malati qui ricoverati.
Ed è a voi che mi rivolgo carissimi volontari, che siete qui in questo luogo così carico di umanità e di fragilità per vivere insieme un momento importante: ricevere il mandato per il vostro servizio e il tesserino che vi accompagnerà lungo i corridoi di questo luogo di cura e di speranza.

Il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato (25,31-46) è uno dei più forti e concreti che Gesù ci dona. Non ci parla di teorie, ma di gesti. Non di grandi opere spettacolari, ma di attenzioni quotidiane, semplici, fatte con amore. Gesù si identifica con i piccoli, i poveri, gli affamati, i forestieri, i nudi, i carcerati… e, tra questi, anche con i malati: “Ero malato e mi avete visitato”. Queste parole non sono solo un richiamo etico, ma una vera rivelazione: Cristo si fa presente in ogni persona sofferente, e chi si prende cura di un malato sta, in realtà, prendendosi cura di Cristo stesso. Il vostro servizio, allora, non è solo “volontariato”. È un gesto evangelico, una testimonianza viva, un segno concreto della presenza di Dio nella storia. In un tempo spesso segnato dalla solitudine, dalla paura e dall’indifferenza, voi sarete segno di speranza – e questo ha un significato ancora più profondo in questo Anno Giubilare della Speranza. Il Giubileo ci invita a riscoprire che Dio non abbandona mai il suo popolo, soprattutto nei momenti più duri.

E in ospedale, dove la sofferenza a volte sembra prendere il sopravvento, la vostra presenza – fatta di ascolto, di uno sguardo, di una parola gentile, o semplicemente di un silenzio partecipe – sarà come una luce accesa nella notte, una fiammella di speranza nel cuore di chi è nel dolore. Quando visitate gli ammalati non abbiate fretta. Sappiate che il tempo che a noi non basta mai, per gli ammalati trascorre molto lentamente. Non andate dai malati con l’idea di evangelizzarli o di dare loro qualcosa, bensì di ricevere. I malati sono i nostri veri evangelizzatori perché ci insegnano ciò che conta davvero e ci aiutano a relativizzare ciò che noi tante volte erroneamente assolutizziamo. Il tempo trascorso con chi soffre è sempre un tempo prezioso. Oggi, vi affido questo mandato, e con esso la Chiesa vi riconosce come testimoni della misericordia di Dio. Riceverete il tesserino non come un semplice badge, ma come un segno di una missione, un piccolo ma grande ministero di prossimità e amore. Vi auguro di portare con voi queste parole del Vangelo, e di ricordare che ogni gesto fatto con amore – anche il più semplice – non andrà mai perduto. Perché, come ci ha promesso Gesù: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. Vi ringrazio per la vostra disponibilità. Mi auguro che altri possano seguire il vostro esempio perché tendere la mano a chi è nel bisogno, offrire un sorriso a chi è disperato, o una parola rassicurante a chi ha perso ogni fiducia, significa dare valore, senso e pienezza alla propria vita”.