Avezzano. alcuni mesi fa tutti gli indagati erano stati assolti dall’accusa di corruzione. Ora un nuovo colpo di scena nell’inchiesta di Magliano dei Marsi. Il tribunale della libertà dell’Aquila ha annullato il sequestro preventivo e disposto la restituzione di tutti i beni alla Celi Calcestruzzi spa. Il maxi sequestro dei carabinieri del nucleo operativo ecologico aveva suscitato clamore. Avvenuto a metà gennaio nei confronti dell’azienda gestita dai fratelli Franco e Sergio Celi, per un valore di circa un milione e ottocentomila euro, era stato portato a termine a Roma, a Magliano de’ Marsi e a Francavilla al Mare e riguardava quattro abitazioni. Sono stati inoltre consegnati degli avvisi di garanzia ai fratelli Celi e al legale rappresentante, moglie di uno dei fratelli, difesi dall’avvocato Antonio Milo. Il sequestro era stato portato a termine in esecuzione di un provvedimento del gip del Tribunale dell’Aquila emesso dal giudice Giuseppe Romano Gargarella su richiesta della Procura della Repubblica distrettuale dell’Aquila. Le indagini sono coordinate dal procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dal sostituto procuratore Antonietta Picardi. Lo scopo dei magistrati era quello di arrivare alla confisca “per equivalente” e quindi per assicurare allo Stato il valore corrispettivo al risparmio che avrebbe avuto l’azienda marsicana dei costi di smaltimento. Un valore relativo ad almeno 16mila metri cubi di rifiuti inerti, secondo l’accusa tombati nella cava di Magliano de’ Marsi al fine di mascherare l’escavazione in eccesso. I reati accertati erano quelli relativi all’eccessiva escavazione di materiale inerte per almeno 130.000 metri cubi, all’omessa corresponsione di tributi ai due Comuni interessati; al ritombamento di almeno 16.000 metri cubi di rifiuti inerti; all’ottenimento dagli amministratori pubblici di autorizzazioni illecite relative all’ampliamento della cava in cambio di favori e regalie nonché alla produzione di calcestruzzo di scarsa qualità. Secondo a difesa, “i reati che restano a carico dell’azienda e dei fratelli Celi sono di carattere ambientale”. “L’ipotesi di reato su illecito smaltimento di rifiuti provenienti sia dall’attività propria dell’impresa che da altri produttori”, affermano i legali, “ci trova in disaccordo poiché i rifiuti in questione sono null’altro che terreno vegetale proveniente da scavi di civili abitazioni della zona utilizzati per il ripristino ambientale così come previsto dal progetto autorizzato di escavazione e ripristino ambientale”. Le indagini erano già culminate, a marzo del 2012, con il sequestro, tra l’altro, dell’intera cava di Magliano e Massa D’Albe, estesa per 14 ettari, nonché con gli arresti domiciliari dei fratelli Celi. Dall’accusa di estorsione sono stati tutti assolti, e ora c’è stato anche il dissequestro.