Canistro. Gli avvocati del Comune di Canistro Salvatore Braghini e Renzo Lancia, unitamente al sindaco Angelo Di Paolo e all’assessore competente Ugo Buffone, comunicano che in questi giorni la vertenza della Santa Croce
si è arricchita di un nuovo importante tassello. Il Collegio dei Giudici del Tribunale di Avezzano composto dal
presidente Eugenio Forgillo (relatore), Andrea dell’Orso e Francesco Lupia hanno emanato l’ordinanza con cui rigettano il reclamo presentato dalla Sorgente Santa Croce per ottenere il dissequestro delle circa 8 milioni di bottiglie, prima sequestrate e poi confiscate, dalla Regione Abruzzo a cura del servizio Risorse del Territorio e Attività Estrattive. L’istanza dei legali di Colella era stata già rigettata dal Giudice Giulia Sorrentino ed oggi, con la decisione adottata dal collegio del reclamo, viene definitivamente archiviata.
I tre giudici hanno preliminarmente osservato che trattandosi di decidere sull’impugnativa del sequestro, atto
amministrativo propedeutico, tale segmento viene assorbito dalla successiva opposizione alla confisca
(procedimento pendente presso lo stesso Tribunale) in quanto la società ha inteso contestare la legittimità
dell’intera procedura posta in atto dalla Regione. Nel merito dei rilievi, il Collegio – in linea con
l’interpretazione del Giudice della prima fase del procedimento, Giulia Sorrentino – ha respinto la tesi della
Santa Croce per cui il provvedimento di sequestro sarebbe stato adottato oltre lo spirare del termine dei due
mesi dalla ricezione del rapporto dell’ufficio regionale competente, chiarendo che il carteggio interno alle
articolazioni della stessa amministrazione non comporta il decorso del termine bimestrale (come preteso
dalla società) ma di quello (osservato dalla regione) di 6 mesi, così come previsto dalla norma di chiusura
dell’art. 19 della legge che disciplina le sanzioni amministrative. Da ultimo i Giudici rigettano anche
l’eccezione della Santa Croce relativa al fatto che una precedente sentenza del Giudice di Pace ha annullato
la sanzione amministrativa principale – consistente in una multa di 3.333 euro elevata dalla Regione per
l’emungimento avvenuto in assenza di titolo concessorio – sul presupposto dell’esistenza di una proroga
amministrativa in favore della società, in quanto tale presupposto fattuale assunto dalla sentenza, già
appellata dalla Regione, non costituisce un elemento decisivo per la decisione sul sequestro e, comunque, a
giudizio del Collegio, sono condivisibili gli argomenti offerti dalla Regione (che dimostrano l’inesistenza della
proroga) con cui si contesta la sentenza del Giudice di Pace, peraltro adottata senza esame delle eccezioni
sollevate dall’Ente.
A questo punto la Regione, potendosi ritenere che la decisione sulla confisca (del cui procedimento è titolare
Andrea Dell’Orso) non contrasti il giudicato dell’ordinanza che ha dichiarato la legittimità del sequestro,
la Regione potrà avviare le procedure per la vendita delle bottiglie d’acqua, accelerando i tempi perché
trattasi di bene deperibile, nella speranza che le grandi catene di distribuzione si facciano presto avanti per
acquistare e commercializzare le bottiglie, e soprattutto che la merce confiscata si trovi ancora nello
stabilimento e ben conservata dal custode giudiziario, nominato dalla Regione nella persona dello stesso
Colella. A questo punto, alla luce della decisione del Tribunale di Avezzano, che ha dichiarato la legittimità del
sequestro e di tutte le decisioni del Tar dell’Aquila, appare chiaro che l’operato della Regione è ben lungi dal
configurare quel paventato “disegno criminoso” inopinatamente sbandierato da Colella. La verità è che
cambiano gli avvocati a servizio dell’imprenditore molisano ma non i risultati. Non è ragionevole impugnare
tutti i procedimenti, che ancora oggi pendono in tutte le giurisdizioni (civili, penali e amministrative) e in tutti i gradi di giudizio esperibili, ingolfando la macchina giudiziaria, nella speranza che nelle pieghe dei complessi iter burocratici si insinui una défaillance amministrativa per mandare tutto a rotoli.
Si è giunti persino a impugnare le lettere e le semplici note scritte dalla regione e in particolare dal servizio Risorse del Territorio e Attività Estrattive. E’ un gioco scorretto e pericoloso, ma soprattutto ingiusto nei riguardi dei lavoratori, che in un contesto di azioni volte unicamente a destabilizzare e a creare un clima di incertezza e di terrore sono quelli che ne pagano maggiormente le conseguenze negative. Come avvocati del Comune di Canistro ci rivolgiamo ai nostri colleghi che assistono Colella, all’avvocatura regionale e agli avvocati della Norda spa affinché si rendano disponibili a un incontro che porti al superamento di tutti i contenziosi esistenti e a trovare una soluzione che porti ad accelerare e non a ritardare l’iter burocratico che, da ultimo, mira alla
ripresa dell’imbottigliamento della preziosa acqua minerale di Canistro. Se è vero che l’avvocato è tenuto ad
agire nell’interesse del cliente e della parte assistita, tale interesse va colto sempre nella sua interezza, senza
trascurare che l’opera di mediazione può portare maggiori benefici alla propria parte, e, in questo caso,
unicamente compatibili con quelli degli altri soggetti in campo, e, in primis, dei lavoratori. Quest’ultimi sono
decisamente i soggetti più deboli, in quanto senza lavoro e senza retribuzione e, nell’agone giudiziario ed alta
conflittualità che si protrae da anni ormai, maggiormente esposti alla prova dell’incertezza e dell’angoscia
per il loro futuro e delle loro famiglie. Ci si domanda: ha senso che a Canistro, un piccolissimo centro
montano, vengano ad esistere due stabilimenti per l’imbottigliamento e due linee parallele di adduzione
dell’acqua dalla sorgente allo stabilimento? Non è più ragionevole (e conveniente) che lo stabilimento e le
condutture di proprietà vengano venduti al nuovo aggiudicatario della concessione?
A volersi ostinare – aggiunge il sindaco Angelo Di Paolo – si rischia di dare conferma al dubbio di A. Einstein,
per il quale Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma solo riguardo all’universo nutriva
ancora dei dubbi. Prevalga, invece, il buon senso, e soprattutto il rispetto per il territorio, che non merita di
essere violentato e ribaltato oltre misura a causa di scelte miopi ed egoistiche. Che merita, invece, di essere
valorizzato, conservato ed amato, al fine di consentire al bene più prezioso che custodisce nelle sue viscere
di essere la ricchezza principale di chi in quelle terre è nato e ha già speso molte delle proprie energie per
renderlo fruibile a una sterminata schiera di uomini e di donne.