Avezzano. Il teatro dei Colori porta al teatro dei Marsi “La trasferta” spettacolo della rassegna “Passi sulla scena” per il giorno della Memoria. Lo spettacolo, che si terrà sabato 26 gennaio alle 11, è ispirato a “Se questo è un uomo” di Primo Levi e a “L’Istruttoria” di Peter Weiss performance scritta e diretta da Virginio De Matteo. Con Mimmo Soricelli, Raffaella Mirra, Martina Iorio, Vincenzo De Matteo, Ada De Matteo.Ambientazione scenica: Claudio Mirra Aiuto regia: Mimmo Soricelli Costumi: Nico Celli Direttore di scena: Martina Iorio Light Designer: Claudio Mirra Fonico: Maurizio Iannino. Ispirato a Peter Weiss e a Primo Levi, il testo teatrale è la testimonianza di una delle più immani vicende dell’umanità, simile, per molti aspetti, a una tragedia greca: nella sua straordinaria universalità, un richiamo che va al di là del tempo e dello spazio, capace di parlare agli esseri umani di ogni epoca. La messa in scena è suddivisa in quattro sezioni, ripetute, che si intersecano, si alternano utilizzando diversi tipi di recitazione: immedesimazione, epica e straniamento. L’immedesimazione per un solo attore che con cinque brevi monologhi, parlando direttamente al pubblico, racconta la deportazione che egli ha vissuto dal giorno della cattura fino all’arrivo al campo di sterminio. Questi brani sono stati liberamente tratti da “Se questo è un uomo”. La sezione Epica è recitata da attori che, utilizzando il proscenio, descrivono, a muso duro, le atrocità del campo di sterminio. Lo straniamento, utilizzato dai testimoni, racconta, con la forma del dialogo, l’esperienza del campo, tratti da “’L’Istruttoria” di Weiss. La quarta sezione, composta da immagini video, racconta il metodo di strage dei campi. I costumi, la scenografia, le luci e le musiche rispecchiano le diverse strutture formali delle sezioni. Anni fa visitai Dachau. Una strana sensazione mi assalì. Mai provata prima. Mi assalì mentre infilavo la famosa “arbeit macht frei”. Sentii il vuoto intorno a me. La parole, in quel momento, persero ogni significato. Riuscivo a dare loro solo una connotazione grafica. Le parole erano divenute solo dei meri, incomprensibili segni su carta bianca; null’altro. Vedevo le persone, con cui mi accompagnavo, muovere le labbra. Non sentivo ciò che dicevano. Riuscivo solo a sentire la voce del silenzio. Dopo alcune centinaia di metri mi trovai davanti a quei camini, “quei camini che fumavano tanto”. Allora capii: quel vuoto, quel silenzio, quella sensazione di angoscia che provava la mia ragione era provocata dalla sacralità di quel posto. Lì, in quel posto! L’umanità ha creduto di compiere la sua catarsi. Ma non è stata purificazione, espiazione; è stata disumanizzazione.