Canistro. Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso dell’azienda Santa Croce Spa contro la decisione della Regione Abruzzo che aveva revocato la concessione della sorgente “Fiuggino” nel comune di Canistro, negando alla società per azioni l’imbottigliamento dell’acqua minerale. Lo rende noto la stessa società. In seguito al pronunciamento dei giudici amministrativi, il patron, Camillo Colella, annuncia “il riavvio dell’attività industriale con l’assunzione di personale”: in tal modo, riapre i
battenti per la produzione nello stabilimento di Canistro, di proprietà della Santa Croce Spa come pure il marchio.
La “Fiuggino” fa parte della più consistente sorgente Sant’Antonio Sponga: Colella ne aveva chiesto alla Regione l’utilizzo dopo che l’ente aveva detto no alla proroga e poi ha revocato la concessione della sorgente Sponga: una decisione che, di fatto, ha portato a un contenzioso molto pesante tra le parti, nonché al licenziamento dei 75 operai e allo stop all’imbottigliamento. “Con la decisione del Tar comincia a emergere la verità e, quindi, l’infinità di diritti lesi nei nostri confronti dalla Regione Abruzzo – spiega Colella – Siamo già al lavoro per riattivare in tempi brevissimi la produzione con l’assunzione del personale necessario per imbottigliare il quantitativo di acqua della sorgente Fiuggino”.
La speranza di Colella è che “per la prima volta ragioni e torni sui propri passi la Regione, che tanti danni sociali ed economici ha causato alla collettività e al sottoscritto, visto che da circa 2 anni la preziosa acqua si perde nel fiume e i lavoratori sono a casa con gli ammortizzatori sociali in scadenza”. Il Tar abruzzese ha fissato l’udienza di merito nel novembre 2018. La Santa Croce non esclude l’ipotesi di richiedere altri risarcimenti milionari se la Regione, come espressamente richiesto dallo stesso Tar, non farà un passo indietro rispetto agli atti sinora adottati nei confronti della società, per cercare una soluzione che, quanto meno, riduca le conseguenze dannose già provocate.
La vicenda “Fiuggino” si origina il 12 maggio scorso quando la Santa Croce comunica alla Regione e al Comune di Canistro di voler captare l’acqua minerale di una sorgente di minor portata rispetto alla Sant’Antonio Sponga, garantendo di riassumere personale e di riprendere la produzione a Canistro.
Nella diffida i legali della Spa avevano messo nero su bianco anche una minaccia di risarcimento di oltre 6 milioni di euro in caso di mancata possibilità di avviare l’attività estrattiva. Tuttavia, attraverso la dirigente del servizio Risorse del territorio e attività estrattive, Iris Flacco, la Regione
prima ha detto no e, poi, nell’agosto scorso ha firmato la decadenza della concessione: e questo nonostante la Santa Croce avesse ottemperato a tutte le richieste seguite alla serie di ispezioni, controlli, prescrizioni sulla
sorgente ordinate dalla stessa dirigente. Un atto, si scopre ora, illegittimo, tanto che il Tribunale amministrativo regionale, presieduto da Antonio
Amicuzzi, il 22 novembre scorso ha deciso di sospendere il provvedimento di revoca, e ha fissato tra un anno una seconda udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso, invitando espressamente la Regione a
riesaminare l’intera vicenda e gli atti sinora adottati. Il ricorso al Tar è stato curato dallo studio Di Tonno di Pescara, dall’avvocato Giulio Mastroianni del foro di Roma e dall’avvocato Roberto Fasciani del foro di Avezzano.