Avezzano. “La festa del Natale è un mistero nel quale siamo chiamati ad entrare, è una sorpresa da scoprire. All’origine del Natale c’è un Dio che si fa uomo per amore.
Albert Camus nel romanzo «La morte felice» parla di una impressione provata a Praga visitando una chiesa barocca. Scrive che «il Dio che lì si adorava era un Dio che si temeva e non un Dio che vive con l’uomo. Gli uomini cercano il Dio che ride e piange con loro, che gioca, amante della vita».
Tante volte noi facciamo fatica a credere fino in fondo nell’incarnazione di Cristo perché riteniamo che abbia assunto solo apparentemente la carne umana e che comunque l’abbia dismessa subito dopo la sua incarnazione.
Scrive sant’Ignazio di Antiochia: «Chiudete le orecchie quando qualcuno vi parla d’altro che di Gesù Cristo che realmente nacque, mangiava e beveva, che fu veramente perseguitato sotto Ponzio Pilato, che fu veramente crocifisso e morì e che poi realmente è risorto dai morti».
Ricorrono quest’anno 800 anni dalla nascita del primo presepio realizzato a Greccio da san Francesco d’Assisi con l’intento di vedere il Bambino sulla mangiatoia piena di fieno, tra il bue e l’asinello, povero e nudo nel freddo della notte.
La testimonianza più accurata della nascita del presepe la ritroviamo nella «Vita beata Francisci» del “nostro” Tommaso da Celano, primo agiografo del santo di Assisi. Circa due settimane prima della festa della natività del 1223, il poverello di Assisi chiamò Giovanni Velita, discendente della famiglia nobiliare dei Berardi, Conti di Celano e gli disse: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo».
La notte di Greccio, nel racconto di Tommaso è una festa piena di luci, canti, suoni. Lo stesso Francesco che, in quanto diacono quella notte canta il Vangelo e predica, fa gustare la grandezza dell’evento ripresentato nel presepio. In questo fare memoria della natività c’è anche un coinvolgimento del corpo e dei sensi. Nel racconto di Tommaso c’è infatti spazio per la visione: «un uomo vede Francesco chinarsi sulla greppia, prendere il bambino che vi giace esanime e riportarlo alla vita». Ed è così che in quella notte Francesco ha ridestato il Signore Gesù dalla «dimenticanza nel cuore di molti» per imprimerlo nella loro «memoria amante».
Il presepe pertanto non è una messa in scena, non è una rappresentazione bensì una ripresentazione dell’incontro tra l’umano e il divino al fine di ridestare Gesù nella nostra «memoria amante» e accogliere il mistero della sua incarnazione. Il presepe ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale.
Nella Lettera Apostolica «Admirabile signum», papa Francesco sottolinea il valore catechetico del presepe, utile a far emergere visivamente il mistero del Dio che si è fatto come noi.
Invito tutti a sostare in questi giorni in silenzio con rinnovati sentimenti di stupore e meraviglia dinanzi al presepio che mi auguro sia stato realizzato in ogni casa. Oggi più che mai l’uomo ha bisogno di incontrare Dio perché c’è tanta sete di un amore che vinca l’odio e il presepe si offre come annuncio di pace e di speranza capace di parlare al cuore di tutti. Buon Natale e sereno Anno Nuovo!”
Questo è il messaggio di auguri di Natale di Giovanni Massaro, Vescovo dei Marsi.