Tagliacozzo. A maggio l’avevamo lasciata al suo primo germoglio. La Coix lacryma-jobi, ossia la lacrima di Giobbe coltivata dal tagliacozzano Elvio D’Andrea è oggi alta, rigogliosa e pronta. Una pianta di oprigini tropicali, originaria di Gerusalemme, che solitamente cresce in posti caldi anche quest’anno è riuscita a svilupparsi nel difficile terreno della città marsicana di montagna. Come detto l’altra volta, sembra un miracolo. E per chi ci crede, lo è veramente. Dietro questa “magia”, ci sono però le mani di un uomo, quelle di Elvio, uomo di fede, pronto ora a raccogliere i frutti della sua pianta, le piccole bacche di Giobbe per costruire insieme a sua moglie i particolari rosari ricercati tra i cattolici. Prima dell’estate, l’uomo ci aveva spiegato come era nata questa sua arte, originata in un incontro con don Pietro, l’allora parroco di Tremonti, che nel tempo libero gli aveva insegnato varie tecniche proprio per costruire il rosario. Grazie ad un frate dei Cappuccini della chiesa dell’Oriente in ritorno da Geresulamme, Elvio era recentemente entrato in possesso di questa rara pianta e da allora, con impegno, fede e dedizione ha fatto sì che questa sia riuscita a riprodursi a Tagliacozzo, dove l’inverno si raggiungono temperature molto rigide sino ai – 15° e anche più. “Ho già raccolto diverse bacche e mi sto impegnando per la produzione dei rosari”, ha affermato, “come sempre la maggior parte li invierò gratuitamente alla fondazione di Natuzza Nevola in Calabria, mentre alcuni li regalerò a qualche amico e parente”. Passione, religione, impegno e tanto buon cuore sono le pozioni magiche di quest’uomo che continuerà con spirito a coltivare una pianta tropicale nelle terre fredde della marsica. @RaffaeleCastiglioneMorelli