Avezzano. La sera di lunedì 9 ottobre, anche l’anima artistica e teatrale della città di Avezzano darà il suo valido contributo per il ricordo della tragedia del Vajont, a 60 anni di distanza dall’accadimento storico. Attori e allievi delle tantissime compagnie teatrali di ricerca nazionali ed internazionali e i teatri stabili di tutto il mondo si riuniranno, contemporaneamente, nei propri luoghi e spazi di cultura per portare in scena un personalissimo allestimento di VajontS 23, ovvero la trasposizione teatrale de ‘Il racconto del Vajont’ di Marco Paolini.
Si tratterà di un’azione corale di teatro civile, che il Comune di Avezzano ha scelto, sin da subito, di sostenere e patrocinare, abbracciando il progetto artistico del Teatro Lanciavicchio (compagnia teatrale di Avezzano formata da registi, attori, tecnici, musicisti e videomakers).
Lunedì prossimo, infatti, grazie proprio alle maestranze del Teatro Lanciavicchio, verrà ricordata una pagina nera della storia mondiale, quando la montagna franò di notte nella diga, causando 2000 vittime. La storia del Vajont deve diventare, quindi, oggi una sveglia: questo il concetto di fondo del progetto artistico collettivo, promosso proprio da Marco Paolini per La Fabbrica del Mondo e realizzato da Jolefilm, in collaborazione con Fondazione Vajont. “Nel 2023, con un piede già quasi nel nuovo anno e in tempo di piena crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie che ci furono allora”, dicono gli organizzatori.
Il Teatro Lanciavicchio dà appuntamento, quindi, al pubblico della città di Avezzano e della Marsica, il prossimo lunedì, alle ore 21 e 15, presso il Castello Orsini. L’ingresso è gratuito. Lo spettacolo teatrale VajontS 23 varcherà anche i confini italiani con appuntamenti che si succederanno a Parigi, Edimburgo, Ginevra e Maiorca.
«Quando 30 anni fa cominciai a raccontare il Vajont – ricorda Marco Paolini, autore del monologo teatrale del 1993 – avevo dentro una grande rabbia per l’oblìo. Ce l’avevo prima di tutto con me stesso: come avevo potuto crescere ignorando quella storia, archiviando il disastro come opera della Natura? La storia del Vajont racconta non solo ciò che è accaduto sessant’anni fa, ma quello che potrebbe accadere a noi su scala diversa, in un tempo assai più breve. Come le tragedie classiche, racconta di come i segnali, che c’erano, furono ignorati o sottovalutati».