Questo articolo avrei dovuto scriverlo da tempo. Ma quando si tratta di luoghi del cuore, che fanno parte di te più o meno da sempre, tendi ad accantonarli, per trovare un momento speciale in cui ti va di parlarne. Il momento è arrivato. Nel cuore di Tagliacozzo – gioiello turistico dell’Abruzzo e singolare esempio, nella Marsica, di dinamismo e vivacità – da circa 25 anni c’è un ristorante dove autenticità e arte dell’accoglienza sono di casa: La Vecchia Posta. Gestito da Alberto Conti e da sua moglie Annalisa, questo locale – arredato con sobria eleganza, centralissimo e con un affaccio unico sulla Piazza Obelisco- offre un’esperienza culinaria vera, senza orpelli o inutili effetti speciali, fondata su ricette di grande tradizione e solidità.
In un’epoca dove spesso la creatività culinaria sconfina nell’eccesso, La Vecchia Posta si pone come un piacevole ritorno alle origini. Qui, l’attenzione è rivolta alla qualità degli ingredienti e al rispetto delle tradizioni locali, piuttosto che all’inseguimento delle ultime tendenze gastronomiche. L’accoglienza di Alberto è cordiale e professionale, come quella che solo chi è cresciuto in mezzo a tavoli e fornelli è in grado di offrire: il risultato è un’atmosfera familiare, che non sconfina mai verso l’invadenza.
Il menù de La Vecchia Posta è un omaggio alla cucina del territorio. Alcuni grandi classici si ripetono ormai da anni, con numerosi clienti che tornano a prenotare per assaggiarli. Ogni tanto, qualche novità fa capolino nel menù, ma solo se il piatto è stato provato e riprovato, fino a superare i rigidi standard qualitativi imposti.
Volendone citare qualcuno, come non partire dal tagliolino con porcini, pancetta e zafferano: una ricetta storica, ereditata dalla madre del titolare. Questo piatto rappresenta perfettamente l’equilibrio tra tradizione familiare e sapori del territorio. Lo zafferano viene messo in infusione in acqua tiepida per 5-6 ore con un pizzico di sale. La pancetta viene rosolata e si aggiunge poi il fungo porcino e lo zafferano ormai pronto. La pasta – in genere all’uovo, fatta in casa, tipicamente il tagliolino alla chitarra classico, ma talvolta anche con altri tipi di pasta – viene messa a cuocere per pochi minuti, perché poi viene terminata in padella. Si scola e si manteca con il condimento preparato prima, aggiungendo un pizzico di pepe e peperoncino, una manciata di parmigiano e una noce di burro. Si aggiunge acqua di cottura fino ad ottenere una mantecatura ideale. Un piatto che non delude mai! Così come gli altri grandi classici, tra cui gli gnocchi con fonduta di pecorino e tartufo, o i semplici ma buonissimi ravioli fatti in casa, con ricotta, spinaci e pomodoro fresco.
Altro punto di forza del locale è sicuramente la carne alla griglia. Tagli selezionatissimi (menzione speciale all’agnello), spesso da produzioni a km zero, cotti con maestria e serviti semplici o con i classici abbinamenti a funghi, salse varie e tartufi (altra specialità della casa, ma solo quando Alberto ne trova di buoni e a prezzi equi, “perché di ricaricare un costo assurdo sul cliente, solo perché un prodotto non si trova, non è nella mia filosofia…“)
A conclusione del pasto, pochi dolci, tutti fatti in casa, senza zuccheri in eccesso, mentre la tradizionale genziana della casa, servita come digestivo, chiude il pasto con una nota dolce-amara tipicamente abruzzese.
La carta dei vini è semplice ma ben curata, coerente con tutto il resto: presenta alcuni grandi classici dell’enologia regionale, qualche sconfinamento fuori regione e qualche chicca rara e nascosta, che – se capisce di avere a che fare con l’interlocutore giusto – Alberto può tirar fuori dalla sua riserva personale.
In un panorama gastronomico spesso dominato da tendenze passeggere, questo ristorante rappresenta un ritorno consapevole alle radici di una cucina autentica e affidabile. Non cercatelo sui social: non troverete foto di piatti o selfie alla moda, nè siti web all’ultimo grido. Alla Vecchia Posta si va per mangiare! Non si tratta di chiusura o rifiuto dell’innovazione, ma piuttosto di una scelta di valorizzare ciò che ha reso grande la nostra tradizione culinaria. A partire dal mestiere, sempre più raro, di accogliere e far star bene il cliente.
Questo articolo avrei dovuto scriverlo da tempo. Ma quando si tratta di luoghi del cuore, che fanno parte di te più o meno da sempre, tendi ad accantonarli, per trovare un momento speciale in cui ti va di parlarne. Il momento è arrivato. Nel cuore di Tagliacozzo – gioiello turistico dell’Abruzzo e singolare esempio, nella Marsica, di dinamismo e vivacità – da circa 25 anni c’è un ristorante dove autenticità e arte dell’accoglienza sono di casa: La Vecchia Posta. Gestito da Alberto Conti e da sua moglie Annalisa, questo locale – arredato con sobria eleganza, centralissimo e con un affaccio unico sulla Piazza Obelisco- offre un’esperienza culinaria vera, senza orpelli o inutili effetti speciali, fondata su ricette di grande tradizione e solidità.
In un’epoca dove spesso la creatività culinaria sconfina nell’eccesso, La Vecchia Posta si pone come un piacevole ritorno alle origini. Qui, l’attenzione è rivolta alla qualità degli ingredienti e al rispetto delle tradizioni locali, piuttosto che all’inseguimento delle ultime tendenze gastronomiche. L’accoglienza di Alberto è cordiale e professionale, come quella che solo chi è cresciuto in mezzo a tavoli e fornelli è in grado di offrire: il risultato è un’atmosfera familiare, che non sconfina mai verso l’invadenza.
Il menù de La Vecchia Posta è un omaggio alla cucina del territorio. Alcuni grandi classici si ripetono ormai da anni, con numerosi clienti che tornano a prenotare per assaggiarli. Ogni tanto, qualche novità fa capolino nel menù, ma solo se il piatto è stato provato e riprovato, fino a superare i rigidi standard qualitativi imposti.
Volendone citare qualcuno, come non partire dal tagliolino con porcini, pancetta e zafferano: una ricetta storica, ereditata dalla madre del titolare. Questo piatto rappresenta perfettamente l’equilibrio tra tradizione familiare e sapori del territorio. Lo zafferano viene messo in infusione in acqua tiepida per 5-6 ore con un pizzico di sale. La pancetta viene rosolata e si aggiunge poi il fungo porcino e lo zafferano ormai pronto. La pasta – in genere all’uovo, fatta in casa, tipicamente il tagliolino alla chitarra classico, ma talvolta anche con altri tipi di pasta – viene messa a cuocere per pochi minuti, perché poi viene terminata in padella. Si scola e si manteca con il condimento preparato prima, aggiungendo un pizzico di pepe e peperoncino, una manciata di parmigiano e una noce di burro. Si aggiunge acqua di cottura fino ad ottenere una mantecatura ideale. Un piatto che non delude mai! Così come gli altri grandi classici, tra cui gli gnocchi con fonduta di pecorino e tartufo, o i semplici ma buonissimi ravioli fatti in casa, con ricotta, spinaci e pomodoro fresco.
Altro punto di forza del locale è sicuramente la carne alla griglia. Tagli selezionatissimi (menzione speciale all’agnello), spesso da produzioni a km zero, cotti con maestria e serviti semplici o con i classici abbinamenti a funghi, salse varie e tartufi (altra specialità della casa, ma solo quando Alberto ne trova di buoni e a prezzi equi, “perché di ricaricare un costo assurdo sul cliente, solo perché un prodotto non si trova, non è nella mia filosofia…“)
A conclusione del pasto, pochi dolci, tutti fatti in casa, senza zuccheri in eccesso, mentre la tradizionale genziana della casa, servita come digestivo, chiude il pasto con una nota dolce-amara tipicamente abruzzese.
La carta dei vini è semplice ma ben curata, coerente con tutto il resto: presenta alcuni grandi classici dell’enologia regionale, qualche sconfinamento fuori regione e qualche chicca rara e nascosta, che – se capisce di avere a che fare con l’interlocutore giusto – Alberto può tirar fuori dalla sua riserva personale.
In un panorama gastronomico spesso dominato da tendenze passeggere, questo ristorante rappresenta un ritorno consapevole alle radici di una cucina autentica e affidabile. Non cercatelo sui social: non troverete foto di piatti o selfie alla moda, nè siti web all’ultimo grido. Alla Vecchia Posta si va per mangiare! Non si tratta di chiusura o rifiuto dell’innovazione, ma piuttosto di una scelta di valorizzare ciò che ha reso grande la nostra tradizione culinaria. A partire dal mestiere, sempre più raro, di accogliere e far star bene il cliente.