Avezzano. Il prosciugamento del Fucino è da tutti considerato come la più grande opera idraulica dell’antichità. Eppure pochi sanno che era il tassello di un’opera ancora più ambiziosa, ideata da uno dei più grandi geni di tutti i tempi, Carlo Afan De Rivera. Questo ingegnere visionario, direttore generale del corpo di ponti e strade, acque, foreste e caccia del Regno delle Due Sicilie, fu anche l’ingegnere che, tra il 1826 e il 1834, aveva realizzato l’espurgo e studiato il restauro dell’emissario di Claudio, realizzando anche un dettagliato studio di fattibilità da cui presero spunto gli ingegneri francesi assoldati da Torlonia, per completare l’opera del prosciugamento.
Se questi ultimi riuscirono nell’opera di prosciugamento del lago, fu solo perché basarono il loro progetto sull’ottimo lavoro fatto dall’italiano. Ma Afan De Rivera nascondeva nel cassetto un progetto ancora più ambizioso. Nel 1832 infatti scrisse al Re per presentargli un progetto ingegneristico maestoso quanto avveniristico: congiungere Gaeta a Pescara, quindi il Tirreno all’Adriatico, attraverso un canale navigabile. In un volume di quasi 400 pagine dal titolo “Dell’importanza del canale di comunicazione che congiungesse i due mari per la difesa del Regno”, l’ingegnere partenopeo descrive minuziosamente i costi e i benefici dell’opera, nonché tutti i dettagli costruttivi. La cosa incredibile è che il canale che doveva unire Pescara alle paludi Pontine, doveva passare proprio per il Fucino. Ecco quello che scrisse l’ingegnere riguardo al progetto “Dovendo il Fucino servire, come testa d’acqua che alimentasse i due rami di canale, essi dovrebbero essere diretti al Liri ed alla Pescara, attraversando la catena degli Appennini che si frappone tra il lago ed i fiumi. I vantaggi sarebbero di gran lunga maggiori, laddove con un canale che attraversasse il bacino del Fucino, si congiungessero i fiumi Liri e Pescara”. Il progetto insomma prevedeva di unire il fiume Liri con il Pescara, utilizzando il lago del Fucino come testa d’acqua che alimentasse i due rami del canale. Oggi, in un’Italia ossessionata dalla costruzione del ponte sullo stretto, questo progetto potrebbe sembrarci assurdo, ma se ci sbagliassimo? Anzitutto non avrebbe stravolto il clima di una sub regione, come invece è successo con il prosciugamento totale del Fucino. Le esondazioni del lago sarebbero state regolate attraverso il controllo di flusso del canale, garantendo anche una buona riserva di acqua che avrebbe aiutato a combattere i sempre più frequenti problemi di siccità. A livello commerciale ci saremmo potuti aspettare gli stessi benefici dell’istmo di Panama o di Suez, con risparmi di tempo e costi per trasportare le merci da una parte all’altra della nostra penisola. Il progetto di Afan De Rivera, a conti fatti, presentava ben più di un vantaggio e avrebbe fatto il bene non solo del Fucino, ma di tutto il mezzogiorno. A qualcuno verrà il dubbio che anche questa mossa sia stata decisa a tavolino per bloccare lo sviluppo Borbonico in favore di quello Savoia. Di certo nessuno potrà mai dimostrarlo, ma intanto è importante far conoscere il progetto visionario di Carlo Afan De Rivera, e rendere merito al genio di uno dei più grandi ingegneri della storia dell’umanità. @francescoproia