Avezzano. Il personale va in ferie e il reparto chiude. Un problema presente in molte unità operative, ma soprattutto al pronto soccorso, già al centro di polemiche da tempo per la mole di lavoro, i tempi di attesa interminabili e la presenza di un numero di pazienti esorbitante dovendo far fronte a un bacino di utenza di circa 150mila persone.
E’ il reparto di Obi (Osservazione breve intensiva) stavolta a rendere difficile la situazione. E’ chiuso da diversi mesi per due diversi motivi. Il primo riguarda i lavori di ristrutturazione, che sono stati conclusi recentemente, il secondo la carenza di personale nel periodo estivo. Dalla Asl hanno annunciato che il servizio riaprirà dal primo settembre e che ci sarà un aumento dei posti letto.
Un disagio non indifferente e un sovraffollamento per le stanze del pronto soccorso. Il reparto di osservazione breve è stato ristrutturato secondo nuovi criteri di efficienza e modernità. Ciò, secondo l’azienda sanitaria locale, eviterà tutti i problemi che riguardano l’attuale necessità di “parcheggiare” alcuni pazienti in pronto soccorso.
Nei posti letto dell’osservazione breve intensiva i pazienti possono trascorrere da 6 ore a un massimo di 24 in attesa che i medici individuino patologia e cura. Il medico di pronto soccorso può decidere di volta in volta di trattenere il paziente in osservazione per il trattamento di quadri clinici acuti risolvibili con terapie di breve durata, invece di ricoverare il paziente che rischia di essere trasferito altrove a causa della carenza di posti letto.
Rassicurazioni dalla Asl di Avezzano Sulmona L’Aquila sulla questione arrivano tramite il direttore generale Rinaldo Tordera. “Dal primo settembre”, annuncia il manager, “l’Obi di Avezzano riaprirà. Terminata la ristrutturazione dei locali e garantita la fruizione delle ferie del personale. Il servizio”, sottolinea, “riprenderà a operare con un numero incrementato di posti letto che passeranno da sei a otto. Lo stop delle settimane precedenti”, ha chiarito Tordera, “è stato causato anche dalla difficoltà di reclutare personale per motivi indipendenti dalla volontà della Asl”.