Avezzano. Il Pdl cittadino perde il coordinatore cittadino e insieme a lui due membri del coordinamento, Luca Marco Aurelio e Giuseppe Petracca. Dal partito non si sbracciano per chiedere un suo ripensamento, ma alla base della decisione ci sarebbe il tira e molla di Silvio Berlusconi sulle primarie. Chiantini ammette di aver guidato e di aver fatto parte di un “partito di plastica” che poi sarebbe diventato “un partito di carta” con dentro “ex democristiani, ex aennini, ex socialisti, ex berlusconiani”.
“Adesso (sempre che non ci siano novità dell’ultim’ora)”, afferma, “è vicina un’intesa, forse! Ma noi non ne possiamo più! Se prima le persone che avevano idee vicine al Pdl erano visibilmente frastornate, oggi stanno cercando
nuovi percorsi di senso, di serietà. Nuovi approdi dove confrontarsi sui problemi del quotidiano e sulle idee
programmatiche vere. Aspettandosi soprattutto conforto e chiarezza di percorso. L’elettorato di centro destra non si fida più del Popolo della Libertà, perché non capisce più che cosa vogliamo e non vede la serietà e l’affidabilità necessaria per governare le città, le regioni ed il Paese. Oggi, e tutti lo sanno”, sottolinea l’ex coordinatore cittadino, “c’è in gioco il futuro dell’Italia, ma i nostri Deputati e Senatori sembra che lo abbiano dimenticato. Continuano a “giocare”, insieme o contro al vecchio leader (non ci interessa l’età, ma ci interessano le idee) che ormai non sembra poter dare più niente al movimento. Non ci si prenda per “grillini”. Noi non vogliamo disfare per non ricostruire. Prendiamo soltanto le distanze da un modo di fare politica che non ci interessa. Ringraziamo chi ci ha dato la possibilità di occupare ruoli di partito. La nostra non è una scelta “contro” ma piuttosto “per” una nuova fase del centro destra. Abbandoniamo il PDL per segnalare a tutti che esiste una discontinuità, che nell’area del centro destra c’è un mondo pensante, seppur pigro, sommerso e a volte timoroso, che vuole far parte di un percorso politico ma che cerca regole chiare, democratiche e condivise. Insomma”, conclude l’ex berlusconiano, “va bene una gerarchia democratica di partito, sempre che si eviti di calpestare la dignità dei suoi elettori. Poiché il nostro intento era ed è quello di fare politica, intesa come servizio al cittadino, di cercare di risolvere i problemi della gente e visto che non possiamo condividere giochi e giochetti di potere, tanto meno posizioni pretestuose, delusi e con l’amaro in bocca, abbandoniamo il partito dimettendoci da ogni incarico assunto nel Pdl”.