Avezzano. Il Partito democratico torna a parlare del tema del centro antiviolenza ad Avezzano dopo che, come raccontato da MarsicaLive, il Comune di Avezzano non ha risposto al bando regionale per i centri antiviolenza. A denunciare quanto accaduto è stata la consigliera Lorenza Panei, secondo la quale “ci vorrebbe più concretezza e meno teoria per il sostegno alle donne vittime di violenza”.
“Purtroppo ancora una volta”, sottolinea la coordinatrice del Pd di Avezzano, Anna Paolini, “prendiamo atto che i ruoli assegnati da questa amministrazione ad alcune persone non hanno tenuto conto compiutamente delle loro attuali competenze. Le dichiarazioni della presidente di Commissione del sociale del Comune di Avezzano rivolte alla consigliera Panei non hanno dato conto dei reali motivi della mancata risposta al Bando regionale, confermando che parla senza aver prima approfondito una reale relazione con il territorio. In relazione alle offese rivolte alla consigliera del PD le definirei gratuite e irricevibili, anche solo riguardo i ruoli che Panei riveste a livello regionale e nazionale nell’ambito della Conferenza delle donne democratiche”.
“Già dal titolo del comunicato consegnato alla stampa da parte dell’amministrazione si evince la totale mancanza di appropriatezza”, continua, “lo ribadiamo con forza, ad Avezzano un centro antiviolenza non esiste, con l’enorme rispetto che portiamo da sempre al lavoro della professoressa Letta, ci preme significare che le attività della Croce Rossa Italiana non possono ritenersi esclusive su un territorio, che non si ravvisa nessun motivo secondo cui al lavoro encomiabile portato avanti della Cri (che per stessa ammissione della già vicepresidente nazionale si occupa di violenza in generale) non si possa affiancare quello di un centro anti violenza così come definito dai requisiti dettati, non solo dal bando regionale, ma anche dalla Dichiarazione e dal Programma d’azione della IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino (1997). Non propriamente semplici “scuse””.
“È dunque chiaro leggendo la replica della consigliera Cerone e della professoressa Letta”, precisa la Panei, “che non abbiano capito di quali strumenti stiamo parlando per il contrasto e la fuoriuscita dalla violenza delle donne che hanno la sventura di incontrarla nella loro vita, come è chiaro che Cerone non sappia che, a quanto ci risulta, nella mappatura del 1522, lo sportello a cui si fa riferimento nell’articolo, fino ad oggi non viene menzionato – perché la struttura che risponde sul territori al 1522 è la Casa delle Donne nella Marsica. Come è altresì chiaro la soluzione non possa essere che le donne maltrattate vengano accolte negli alberghi di città per uscire dal percorso della violenza”.
“Pensavo però”, prosegue la Panei, “che la presidente della commissione del sociale, relazionandosi con la presidente della CPO e con la commissaria che si stava occupando di sensibilizzare il nostro comune a rispondere al bando, avesse tutte le informazioni necessarie per evitare di prendere una cantonata simile sinceramente vedo fuori luogo l’intervento della vicepresidente della croce Rossa in un argomento che poco attiene ad una attività che non vedrebbe la Croce Rossa tra gli enti beneficiari di quel contributo.
“Sarebbe utile capire gli esiti dei sopralluoghi in via Treves e i motivi per i quali i locali non si siano stati presi in considerazione per rispondere al su citato bando”.
“In questo brutto episodio che si sta giocando sul corpo delle donne”, sostiene Daniela Senese, coordinatrice della Casa delle Donne della Marsica, “che nulla ha a che fare con i motivi reali per i quali noi operatrici antiviolenza operiamo nel territorio tutti i giorni. La grande assente in tutto questo mi sembra essere la Convenzione di Istanbul, potente strumento per porre fine alla violenza di genere. La Casa delle donne che coordino orami da 5 anni è reperibile 24 ore al giorno, tutti i giorni, oltre ad essere un centro antiviolenza, riconosciuto dalla regione perchè rispondente ai requisiti, e perché gestita ad una realtà importane come quella di Be Free, è anche un casa rifugio ad indirizzo segreto. Quello che ci proponiamo è non solo la tutela e la fuoriuscita delle donne dalla violenza, ma anche la prevenzione che passa per un cambiamento culturale importante che si allontani velocemente dal paternalisimo di certe istituzioni e dalla mancanza di una visione femminista, antisessista e inclusiva. C’è dispiaciuto leggere certe inesattezze e capire da quello che abbiamo letto che la nostra attività non venga ritenuta di vitale importanza e protagonista del territorio della Marsica. Ci auguriamo che per il prossimo anno si riesca a trovare la comunione di intenti”:
“Capiamo fin da ora quanto sia necessario convocarci su questi argomenti tutte e tutti”, conclude la Paolini, “mondo delle istituzioni, della politica tutta, enti ed associazioni del settore. In questo senso facciamo appello, tramite la dottoressa Senese, al Coordinamento Antigone, che è sorto da circa un anno e comprende tutti i Cav abruzzesi riconosciuti dalla Regione, per potersi fare luogo privilegiato di confronto e di discussione”.