Pescasseroli. È l’Abruzzo la nuova casa per tre orsi sfruttati in Lituania in attività circensi. Grazie alla mobilitazione di una rete internazionale, i tre orsi potranno passare il resto della loro vita nel centro visite del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
“Dopo mesi di preparazione e superate le difficoltà dovute al Covid-19, finalmente oggi ha avuto conclusione una meravigliosa operazione internazionale che stamattina ha portato a Pescasseroli, presso il centro visite del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, tre orsi bruni europei vittime di un passato di persecuzioni, maltrattamenti e deprivazioni, detenuti per anni a Joniskis, una piccola cittadina situata in Lituania”. È quanto si legge in una nota del Parco nazionale. “Questa missione di salvataggio è stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione di una serie di realtà associative e istituzionali, italiane ed europee, che sono riuscite a mettere in campo, con una sinergia eccezionale, tutti gli sforzi necessari per rendere possibile quello che ad oggi può essere considerato un piccolo miracolo”.
Hanno collaborato al progetto l’associazione no profit italiana “Salviamo gli Orsi della Luna”, il ministero dell’ambiente lituano e l’organizzazione lituana “Gyvunu Teisiu Apsaugos Organizacija”. Un merito particolare va inoltre alla fondazione italiana “Capellino” che, nell’ambito del suo progetto “Humans & Wildlife” per la tutela degli habitat e della fauna selvatica, ha dato la disponibilità a sostenere le spese di trasporto; al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che ha accolto i tre esemplari a Pescasseroli; e alle autorità italiane che, nelle vesti della commissione scientifica Cites, hanno sostenuto il progetto di salvataggio e autorizzato lo spostamento degli orsi. “Senza la cooperazione efficace e volenterosa di tutta questa rete di enti e associazioni, il salvataggio degli orsi non sarebbe mai stato possibile” precisa la nota.
“I tre orsi arrivati questa mattina a Pescasseroli hanno una storia particolarmente difficile” spiega il Parco nazionale. “Sequestrati dal ministero dell’ambiente lituano, sono stati detenuti per anni in pessime condizioni. Il loro passato è segnato, come per molti altri esemplari dell’Est Europa, da prolungato sfruttamento e detenzione in cattività. Nel novembre del 2019, durante una operazione di trasferimento di un altro orso illegalmente detenuto, il team veterinario dell’associazione italiana “Salviamo gli Orsi della Luna” ha rinvenuto i tre esemplari in pessime condizioni. In seguito alla denuncia e al successivo sequestro, si è messa in moto la macchina internazionale costruita passo dopo passo da tutte le realtà sopra citate che, attraverso un’intensa attività di rete, è riuscita ad attivare tutte le procedure per la realizzazione del trasferimento ad oggi finalmente avvenuto”.
“I primi passi hanno visto le visite veterinarie, la vaccinazione e la microchippatura dei tre esemplari” continua la nota. “Contemporaneamente sono partite le procedure per la documentazione necessaria al trasferimento. La svolta è avvenuta quando la loro “nuova casa” è stata finalmente trovata nel centro visite di Pescasseroli, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove i tre orsi trascorreranno la loro nuova vita in un ampio recinto protetto, con un ricovero e due laghetti per fare il bagno, sotto il controllo e le cure del dottor Leonardo Gentile, responsabile del servizio veterinario del Parco, e del personale specializzato addetto alla gestione quotidiana dell’area”.
“I tre plantigradi, un maschio di circa 10-15 anni e due femmine, una molto anziana, quasi 30 anni, l’altra di oltre 10 anni di età, sono stati sequestrati a un circense in Lituania che li sfruttava facendoli esibire nei circhi e li deteneva in condizioni di deprivazione, obbligandoli a passare le loro giornate in una “prigione” del tutto inadeguata alla loro natura: ricoveri senza finestre, recinzioni fatiscenti, inferriate arrugginite, nessuna vasca con l’acqua e neppure semplici mangiatoie e abbeveratoi.
La femmina più anziana sembrava ormai rassegnata e passava le sue giornate in totale apatia: i suoi denti sono in pessime condizioni e ciò riflette la mancanza di una dieta adeguata e di cure veterinarie. Negli Stati del Baltico e dei Balcani purtroppo è ancora ad oggi molto diffusa la detenzione degli orsi per l’addestramento agli spettacoli circensi itineranti e la loro esposizione al pubblico, in strutture inadeguate, quali zoo e parchi privati. Nel 2017 è finalmente entrata in vigore in Lituania una legge nazionale a loro tutela e le cose stanno a poco a poco cambiando” spiega il Parco nazionale.
“Molte volte le persone si chiedono il motivo per cui questo tipo di animali non possono essere liberati in natura. La risposta, purtroppo, è molto semplice: dopo anni passati in cattività e a stretto contatto con l’uomo, non potrebbero sopravvivere in alcun modo. L’alternativa ad una loro custodia in un centro faunistico adeguato e dignitoso potrebbe essere solo e soltanto la loro soppressione. Quando ben costruite e gestite, le aree faunistiche, così come gli zoo di nuova generazione, possono rivestire un ruolo importantissimo nelle attività di educazione e di comunicazione ambientale. Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise tutela da quasi 100 anni l’orso bruno marsicano, sottospecie autoctona e unica, ad altissimo rischio di estinzione. Avere la possibilità di far conoscere un orso da vicino, sia agli adulti, sia ai bambini, può trasmettere in modo molto efficace i messaggi più importanti inerenti la sua conservazione. Così si sfatano falsi miti e credenze, si può osservare più da vicino la sua magnificenza e, di conseguenza, far comprendere al meglio l’importanza della tutela di una specie così unica e rara” continua la nota.
Il direttore del Parco, il dottor Luciano Sammarone, sottolinea che “i tre orsi bruni europei, in nessun modo entreranno in contatto con la popolazione di orso bruno marsicano: essi saranno sterilizzati e custoditi in un’area per orsi, appositamente costruita, nel centro visite di Pescasseroli”.
“Trasferire tre orsi è una missione davvero impegnativa. Gli orsi sono stati addormentati, preparati e caricati nelle apposite gabbie, per un viaggio condotto con la massima attenzione rispetto al loro benessere e alla loro sicurezza. Occorre l’utilizzo di mezzi speciali con un ambiente climatizzato, il costante monitoraggio dei veterinari, in questo caso messo a disposizione dall’associazione “Salviamo gli Orsi della Luna”, il dottor Marco Campolo, il dottor William Magnone, e il dottor Piero Laricchiuta e un trasportatore di grande esperienza, Leonardo Boccanera. Insieme a una nuova casa, finalmente, i tre esemplari hanno ricevuto anche un nome. La Fondazione Capellino ha scelto per il maschio il nome Brumo e per la femmina giovane il nome Nita, mentre l’Ente Parco ha scelto il nome per la femmina anziana, Greta. Dal 4 luglio sarà possibile vederli presso il centro visite del Parco, che riaprirà dopo il lungo periodo di chiusura causato dal Covid-19”.