Avremmo voluto raccontarvi un Natale fatto di tanta gioia, di serenità e di storie belle. Oggi, però, abbiamo deciso di raccontarvi un Natale di dignità e di lavoro che non c’è più. Un Natale fatto di mezzi sorrisi e di tanta preoccupazione. Il Natale di 83 dipendenti che l’altro ieri hanno messo la parola fine sul loro futuro lavorativo. Sono gli uomini e le donne della Vesuvius, fabbrica che produce piastre per altiforni, che ha deciso di chiudere i battenti per trasferire la produzione nell’Europa dell’Est. Una manovra come tante che però ha lasciato a casa mamma e papà. La loro dignità, la forza che hanno avuto nell’attraversare l’Europa per andare a bussare alla porta della multinazionale a Londra e Bruxelles, deve essere per tutti noi un esempio. Un esempio di coraggio e di determinazione.
Loro non si sono fermati nei capannoni dell’azienda del nucleo industriale a chiedersi cosa succederà? Loro sono andati avanti, senza guardare in faccia nessuno, hanno chiesto spiegazioni, hanno preteso chiarimenti, hanno voluto fosse messo nero su bianco il loro futuro. E’ andata male. Li hanno rassicurati e poi dopo poco gli hanno dato il ben servito presentando al ministero dello Sviluppo economico un documento con il quale si annunciava la chiusura del sito. Ma anche in questo caso i dipendenti della Vesuvius hanno mostrato di avere una marcia in più. Hanno continuato a lavorare pur sapendo che dopo qualche settimana la fabbrica si sarebbe fermata. Sono stati insieme a raccontarsi l’uno la storia dell’altro, mantenendo un tono pacato e di dialogo con i rappresentanti delle istituzioni e del mondo sindacale fino al 23 dicembre, giorno in cui hanno firmato il loro licenziamento e automaticamente la fine di ogni rapporto con quell’azienda dove erano stati 10, 15 e 20 anni e per la quale avevano dato tutto. Ora la buonuscita e il tfr li aiuteranno ad andare avanti per un pò. Ma domani? Per loro il domani è pieno di dubbi e di paura. Sì perchè anche i padri e le madri di famiglia della Vesuvius hanno paura ma cercano di non farlo vedere ai loro figli e ai loro cari. Ieri con il sorriso sulle labbra hanno scartato i regali davanti all’albero illuminato consapevoli dell’incertezza del loro futuro. Questa vertenza, che abbiamo seguito insieme a quella della Santa Croce e di tante altre aziende del territorio che hanno chiuso i battenti creando un vuoto occupazionale incolmabile, l’abbiamo voluta prendere ad esempio proprio oggi per far riflettere tutti sui valori veri che questi dipendenti ci hanno trasmesso. I lavoratori della Vesuvius – 30enni con la voglia di costruirsi un futuro, papà con figli all’università e moglie a carico, mamme divorziate con tre figli da mantenere – devono essere presi a esempio da tutti noi per la loro dignità. Nonostante sapevano che il loro posto di lavoro era in bilico hanno continuato ad andare in fabbrica, hanno lottato, non hanno mai abbassato la testa perchè davanti c’era il loro futuro da tutelare. Parlando con loro ho sempre ammirato la forza e la tenacia di quegli uomini e quelle donne che avevano dato tutto per quell’azienda che poi gli aveva voltato le spalle. E molte volte uscendo da quei cancelli o terminando una telefonata con uno di loro mi sono chiesta: ma come fanno? Non hanno mai infierito contro quella multinazionale che dall’alto pilotava tutto, non hanno mai strillato, urlato o gettato fango su questo o quell’altro. Si sono sempre uniti e insieme hanno deciso cosa fare, con fermezza e meticolosità. Ora hanno la mobilità che li aspetta e magari un nuovo investitore che possa dargli una nuova opportunità. Nel frattempo continuano a sorridere davanti ai loro figli e a sperare che un domani possa riservargli qualcosa di buono. Eleonora Berardinetti