Celano. Il mondo dell’agricoltura continua a crescere anche grazie agli extracomunitari. Solo nella provincia dell’Aquila, e quindi nel Fucino, nel 2015 secondo i dati Inps sono stati ben 3mila e 396 operai impiegati nei campi di cui 2mila e 635, il 77,3 per cento, sono extracomunitari. Il dato della presenza dei lavoratori agricoli che provengono da paesi fuori dall’Unione Europea è così elevato solo nella provincia dell’Aquila. Basta infatti girare l’angolo e ci si rende conto che il numero dei dipendenti di aziende agricole regolarmente iscritte all’Inps è minimo. A Teramo rappresentano il 22,7 per cento dei contadini, a Pescara il 35,9 per cento e a Chieti il 18,9 per cento.
Dai numeri forniti da Confagricoltura si capisce chiaramente che nella provincia dell’Aquila, dove ovviamente il grande orto del Fucino rappresenta la fetta più grande del mercato, le aziende sono molte di più, il lavoro più faticoso e di conseguenza serve più manodopera. Per questo molto spesso in ogni azienda ci sono anche dieci operai che da marzo a ottobre lavorano ai campi dall’alba fino al tramonto. Le ditte agricole nella Provincia dell’Aquila al 2015 sono 725, solo 47 in meno rispetto al 2013, 654 a Teramo, dove il numero è costante, come anche a Pescara dove da tre anni ci si aggira intorno alle 455 aziende. Più alto il numero invece di quelle di Chieti che sfiorano le 739 imprese. Per le giornate di lavoro dichiarate per gli operai agricoli il primato lo detiene ancora una volta la provincia dell’Aquila con 702.145 giornate, contro le 643.967 di Teramo, le 213.188 di Pescara e le 303.340 di Chieti. “L’interesse di dibattere sui temi del lavoro nasce dalla consapevolezza che in Abruzzo oltre il 50per cento delle giornate dichiarate all’Inps e all’Enpaia appartengono ad aziende associate a Confagricoltura, in provincia dell’Aquila arriviamo al 73% con l’80% dei lavoratori agricoli occupati”, ha spiegato il presidente di Confagricoltura, Fabrizio Lobene, “la legge 199/16 – prosegue Lobene– è importante e la stiamo presentando alle aziende associate. Ci impegneremo affinché, almeno nella fase attuativa del provvedimento, si faccia chiarezza. Nell’interesse delle aziende che hanno sempre rispettato le regole”. Purtroppo la legge, perfettamente condivisibile nelle finalità, ha dei punti critici che vanno spiegati molto bene agli imprenditori che assumono dipendenti. “Le nuove disposizioni non effettuano i necessari distinguo tra chi, con violenza e minaccia, sfrutta ignobilmente i lavoratori sottoponendoli a trattamenti degradanti e disumani e chi, invece, assume ed assicura regolarmente i propri dipendenti, ma incorre in qualche violazione, anche occasionale, di norme in materia di retribuzione, orario di lavoro e igiene e sicurezza. La legge poi non definisce in modo tassativo la condotta vietata, lasciando ampio margine di discrezionalità agli ispettori, prima, ed ai Procuratori della Repubblica, poi. Peraltro il problema non è solo agricolo, ma di tutti, perché la legge, nella parte in cui modifica il codice penale, riguarda tutti i datori di lavoro, di ogni settore produttivo”.
Questo e altri argomenti saranno al centro dei dibattito che si svolgerà domani nella sala del ristorante Guerrinuccio a Celano. Argomento clou sarà il convegno sulla legge 199/2016 che detta “disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura” il cosiddetto “Caporalato in agricoltura”. La presentazione delle nuove norme sarà fatta dal direttore dell’area sindacale di Confagricoltura Roberto Caponi. Si comincerà alle 9.30 con gli associati con la consueta assemblea annuale chiamata ad approvare i bilanci. A seguire, alle 10.30 alla presenza del vice presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e dell’assessore regionale all’Agricoltura Dino Pepe, si terrà il convegno sul lavoro dipendente in agricoltura. La relazione introduttiva sarà tenuta dal presidente Lobene. Al convegno sono stati invitati le forze politiche e sociali della Provincia dell’Aquila ed i sindacati dei lavoratori agricoli Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, i dirigenti della Direzione territoriale del Lavoro dell’Inps e dell’Inail e della Asl.