Pescasseroli. “Questa ineluttabilità è la chiave del mistero di un grande compositore: per ragioni sconosciute a lui stesso come a chiunque altro, diede le sue energie e la sua vita solo per la certezza che quella unica nota seguisse inevitabilmente un’altra.
Sembrerebbe un modo strano di passare la vita: ma non è strano se pensiamo che un compositore come Beethoven, così facendo, ci lasciava con il sentimento che qualcosa è giusto nel mondo, qualcosa funziona sempre, qualcosa segue sistematicamente le proprie leggi, qualcosa su cui possiamo contare e che non ci lascerà mai”. Lasciamo dire a Leonard Bernstein nelle sue lezioni del 1961 sulla sinfonia in Do minore op.67 n°5 di Ludwig van Beethoven, che la musica non ci lascerà mai, come non sarà mai abbandonata dal Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, il quale richiamato dal Maestro Amos Talmon in Tel Aviv è saltato sul primo aereo per immergersi nell’abbraccio sonoro dell’ Haifa Symphony Orchestra e affrontare quel monumento che è forse la più “sentita” tra le sinfonie beethoveniane. Sin dall’attacco, si è percepito l’intenzione, da parte del direttore e del suo magnifico complesso, di riferirsi alla grande tradizione dei più “classici” interpetri beethoveniani. Gli equilibri, l’incisività, l’asciuttezza, la nitidezza dei dettagli, l’impeccabile e implacabile procedere di un’orchestra ben compatta, la lapidaria e incalzante tensione impressa al linguaggio del genio tedesco, ci hanno fatto pensare al termine “selvaggio”, energia pura che plasma la Forma, in quell’afflato utopistico a cui ha aspirato Beethoven, in tutta la sua opera.
Il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, ha, quindi incontrato l’indiscutibile talento del pianista Alon Kariv sulle note del Piano concerto n°1, op.15, in Re minore di Johannes Brahms, una tastiera che pone in luce la propria musicalità in maniera garbata ed essenziale. Un Brahms il suo, per il quale il direttore italiano, ha dovuto cercare la giusta balance interpretativa di Kariv, nello stacco dei tempi, nel fraseggio, nell’uso delle dinamiche, mettendo un po’ da parte il carattere titanico e travolgente di diversi punti di questa non semplice partitura, a cavaliere, ancora tra lo schema classico e il nuovo stile risolto nel concerto successivo. Un’opera certamente problematica, come tutte le partiture di transizione, in cui si è scelta la via di porre in risalto la ricchezza dell’inventiva melodica e dell’eleganza armonica, la plastica forza espressiva e l’appassionato e affettuoso lirismo dell’adagio, in una lettura in cui l’orchestra si è riservata a piena voce l’introduzione, dove si è ben percepita la “tinta” brahmsiana, ovvero la tendenza non già alla policromia, ma al colore uniforme e diffuso e il finale dell’anacronistico Rondò, in cui si è avuta forte l’impressione che i maestri abbiano dominato a fatica, l’elemento romantico-impetuoso che attraversa latente, l’intera composizione.
Jacopo Sipari di Pescasseroli sarà il 28 e il 29 marzo all’Opera Nazionale Slovena in Mariborper una Tosca che porta la firma in regia di Pier Francesco Maestrini con le scene di Matic Kašnik, con i ruoli principali affidati a Sabina Cvilak, in quello del titolo, con al suo fianco, il Mario Cavaradossi di Max Jota, mentre il famigerato barone Scarpia sarà Jaki Jurgec. A completare il cast, i ruoli del sacrestano Sebastijan Čelofiga e Alfonz Kodrič in quello di Cesare Angelotti, Dušan Topolovec sarà il segugio Spoletta, mentre Tomaž Planinc sarà Sciarrone, il carceriere Mihael Roškar e al pastorello darà voce Terezija Potočnik Škofič. Jacopo Sipari sarà certamente attento a offrire sottolineatura degli elementi orchestrali, attraverso gli archi capaci di evocare ogni emozione sino legni alla “soffocazione”, schizzando un quadro sonoro evocativo, portando lo spettatore a immergersi in un mondo di passione ed oscura angoscia, ricco di contrasti. Il 5 aprile, invece, ritorno a Varna per il maestro italiano, ove salirà sul podio per il Nabucco verdiano, che saluterà la regia di Srebrina Sokolova e nei ruoli principali Plamen Dimitrov, Yoana Zchelezcheva Abigaille, Geo Chobanov Zaccaria, Mihaela Berova Fenena, Valery Georgiev Ismaele. La grandezza della partitura di Nabucco sta nella nuova capacità verdiana di far prevalere sempre e comunque il dramma, e funzionale a questo esito è la messa a fuoco di un procedimento che sarà fondamentale nello sviluppo della produzione successiva, vale a dire l’individuazione di un conflitto tra personalità incarnate in tipi vocali conflitto che diverrà tipico in Verdi, e che si attua qui tra Nabucco e Zaccaria. Rientro in patria il 13 aprile per il Maestro Sipari, per il grande concerto istituzionale del Giubileo della Speranza, in Ara Coeli, in una domenica particolare, le Palme, quando alla testa dell’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e dell’International Opera Choir, verranno eseguiti il Miserere del Cardinale Domenico Bartolucci e lo Stabat Mater di Gioachino Rossini, attraverso un’estetica ancora legata al bello ideale e a una concezione classica, affermatasi in maniera rapida e bruciante.