Kennedy visse molti anni con gravi patologie causate dalle operazioni militari eroicamente portate a termine in guerra e dalla malaria che lo aveva colpito in battaglia: dall’insufficienza renale alla malattia di Addison, dalla sciatica all’ernia al disco.
Soffriva molto e la sua poesia preferita era “I Have a Rendezvous With Death” (Ho un appuntamento con la morte) di Alan Seeger.
Jacqueline Kennedy insegnò quella poesia alla figlioletta Caroline e un giorno, nel 1963, durante un incontro con i consiglieri per la sicurezza nazionale nel Rose Garden, la bambina attirò l’attenzione del padre e gli recitò la poesia.
Ma io ho un appuntamento con la Morte
A mezzanotte in qualche città in fiamme
Quando la primavera anche quest’anno si dirigerà a nord.
Ma io sono fedele alla parola data
E non mancherò a quell’appuntamento.
Kennedy, due anni prima, una notte, mentre tornava in volo da Vienna dove aveva incontrato Krusciov, capo dell’Unione Sovietica, scrisse su un foglietto di carta una frase di Abramo Lincoln:
So che c’è Dio, e vedo approssimarsi la tempesta.
Se Egli ha un posto per me, credo di essere pronto.
Per lui quella tempesta era la guerra nucleare ed era pronto a sacrificarsi al posto della guerra.
Voleva dire che, se Dio aveva un posto per lui, e se quel posto avesse potuto allontanare la tempesta umana della guerra nucleare, allora lui era sicuro di essere pronto, e a quell’appuntamento non sarebbe mancato.
Per favore, qualcuno prenda esempio!