Roma. È stata la giornalista che ha avuto in eredità il prezioso dono del coraggio e della forza della verità. Anche in tante scuole dell’Abruzzo gli studenti l’avevano conosciuta così: come un travolgente fiume in piena che si era fatta portavoce del lavoro del padre, Franco Giustolisi, autore dell’Armadio della Vergogna, inchiesta confluita in un libro, dove furono portati alla luce gli elenchi di nomi di tante vittime “nascoste” delle stragi nazifasciste.
Livia Giustolisi è morta a Roma per via di alcune complicazioni derivatele dalla contrazione del Coronavirus. Aveva 69 anni. Giornalista anch’ella, prima a Repubblica, poi a Epoca e 30 anni alla Rai ,dove ha lavorato anche all’ufficio stampa, Livia Giustolisi era il motore del premio ‘Giustizia e Libertà’ con cui ha portato il lavoro del padre in tante sedi istituzionali, nelle scuole, ovunque. Assetata sempre di giustizia e di verità.
Era stata molto attiva negli istituti scolastici della Valle Roveto, dove ancora oggi gli insegnanti portano all’attenzione dei propri studenti l’eccidio di Capistrello, così come raccontato da Franco Giustolisi e poi da lei.
Perdere un’amica è una grande sconfitta, perché è sempre più difficile trovarne. E con te, certamente, va via anche una parte di me. Quando arrivai a Roma, spaesato e impaurito, tu cara Livia sei stata fra le primissime persone a prendersi cura di me, coccolandomi e volendomi bene. Con Te ho conosciuto persone che oggi sono diventati autentici amici e punti di riferimento, da Pietro Grasso a Beppe Giulietti, fino al carissimo Vittorio Di Trapani.Chi ha avuto il privilegio di conoscerti sa che il tuo carattere fosse tutto tranne che facile: tanto difficile e spigoloso lui, tanto buona e generosa tu. Era un pomeriggio di diversi anni fa quando, grazie a Virginia, ci siamo incontrati e questa foto – di quel giorno – lo rivela nei sorrisi e nei tanti chili in più. Ogni volta che me la mandavi, pensavamo a quel giorno, alle tante sofferenze patite ma – alla fine – sorridevamo. Oggi sono andato a sbirciare sulla Tua bacheca, triste scherzo del destino, il tuo ultimo post “al mondo” aveva una nostra foto insieme. Mi dicevi sempre di non essere come il tuo grande padre, l’immenso Franco Giustolisi, ora sarai con lui e con tua madre, lassù. Hai lottato per il premio a lui intitolato e per la sua memoria. Continueremo noi, non sarà questo maledetto covid a sconfiggerti.Ciao Liviù (come ti piaceva essere chiamata così!), un abbraccio, per sempre.