Collelongo. È una delle feste più sentite in tutta la Marsica, un simbolo tra sacro e profano, che racconta la storia di una comunità: accogliente, resistente, forte, la comunità di Collelongo. Quest’anno, per via della pandemia, però, ha subito delle limitazioni importanti. Perché a Collelongo la festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione delle fiaccole, le cantine aperte per il borgo e le tradizionali “cuttore” dell’alba, ogni anno, richiama migliaia di turisti.
E non solo da tutta la Marsica ma da tutto l’Abruzzo.
In tutto il paese le porte della case più caratteristiche ogni anno con la festa diventano dei veri e propri piccoli musei, scrigni preziosi di arnesi, pizzi e abiti storici della tradizione popolare, che aiutano a raccontare la storia del santo a cui la comunità è devota.
Ieri sera, 16 gennaio, c’è stata comunque la santa messa. Poi l’accesione delle torcette da parte dei bambini e qua e là qualche giovane, rigorosamente distanziato e sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine che hanno impedito eventuali assembramenti, che suonava la fisarmonica in giro per il paese.
La festa di Sant’Antonio nella Marsica è anche questa, quella della musica portata casa per casa: “Siam venuti a ricordare che domani è Sant’Antonio…”. Il covid ha impedito la grande festa ma quest’anno Sant’Antonio 2022 sarà ricordato grazie anche a questo scatto fugace, realizzato da Fabrizio Ferrini. Nella foto, un giovane, colto per caso: si chiama Gianluca Incani Cesta. A lui è stato chiesto di voltarsi per farsi immortalare mentre suonava per la nonnina alla finestra che lo guardava e ascoltava affettuosamente.
Perché sono proprio loro, gli anziani, i custodi di una memoria che va coltivata e portata avanti, fatta anche delle loro rughe e del loro amore per i giovani tutti del paese.
E allora evviva Sant’Antonio, evviva Collelongo e viva l’Abruzzo che resiste!