Celano. Soldi pubblici per consolidare il potere politico. Soldi pubblici utilizzati per dare incarichi e permettere agli amici del mondo della politica di “pagare l’affitto”.
Tra le 1500 pagine depositate alla Procura di Avezzano, dell’informativa scritta dai carabinieri del nucleo investigativo dell’Aquila, c’è un capitolo intero che racconta di come “un amico”, arrivato da fuori regione, di Filippo Piccone, vice sindaco ormai dimissionario del Comune di Celano, vada nell’ufficio di via Cittadelle per chiedergli un incarico, viste le sue difficoltà economiche.
Si tratta di una vecchia conoscenza di Piccone, una persona conosciuta ai tempi in cui venne eletto senatore della Repubblica. Lo raggiunge nell’ufficio aperto proprio ai tempi in cui Piccone era senatore e dove si sono svolti, come documentato dai militari dell’Arma, tanti appuntamenti con professionisti e imprenditori che poi riuscivano a prendere gli incarichi al Comune di Celano.
Filippo Piccone, a seguito dell’inchiesta ‘Acqua Fresca’, lo scorso 22 febbraio è stato arrestato per diversi reati contro la pubblica amministrazione. Dopo la decisione del tribunale del Riesame dell’Aquila la misura restrittiva è stata ridimensionata con il divieto di dimorare a Celano. Le accuse rimangono. Piccone al momento si trova “esiliato” a Roma.
Quello che coinvolge il suo amico di fuori regione, è un caso specifico su cui hanno poggiato l’attenzione i carabinieri, in quanto, pensato appositamente per far ottenere un incarico da 10.000 euro.
La ricostrizione dei fatti che emerge dalle intercettazioni dei carabinieri
Dalle varie intercettazioni fatte tramite l’uso dei cellulari, di cimici ambientali e di una videocamera posizionata all’interno di un condizionatore, nello studio dell’ex senatore di via Cittadelle, emerge che l’8 febbraio del 2018 l’uomo telefona a Piccone.
Si capisce che tra i due c’era stata una precedente conversazione in merito a un non meglio specificato incarico da affidare al professionista.
Come si legge nelle carte, Piccone dice: “io, io, farei fare un’altra cosa invece… Io ti farei fare una cosa spot, subito, no? Per farla fare ‘sta mattina… e poi costruiremo il contratto, capito?”.
A quel punto il professionista non sembra convinto, si capisce che ha bisogno di soldi e risponde: “sì ma la cosa spot, tu ti puoi fare massimo la collaborazione occasionale di 4.000 euro, (incomprensibile) questo puoi fare ed io… onestamente Filì sto veramente messo… cioè lì, lì… avevamo (incomprensibile) l’incarico di (incomprensibile) quarantamila euro, l’acconto del 30% e sono dodicimila euro, già questo mi aiuta…”.
Dopo due giorni la stessa persona chiama di nuovo l’ex senatore Piccone, insistendo sulla necessità di ricevere al più presto un incarico.
Questa volta dichiara espressamente che:
“è il secondo mese che non pago l’affitto e c’ho il conto bloccato”.
Allora l’ex vicesindaco di Celano, all’epoca consigliere, rassicura ancora una volta il suo amico e i due decidono che si risentiranno tra poco con Daniela Di Censo.
Di Censo è dirigente dell’area finanziaria, arrestata il 22 febbraio nell’ambito della stessa inchiesta e ora -dopo la pronuncia del Riesame sulla sua posizione- sottoposta alla misura della sospensione dall’esercizio di ogni pubblico ufficio o servizio alle dipendenze della Pubblica Amministrazione.
In realtà alla fine la questione sarà però risolta da Valter Specchio (dirigente dell’area tecnica, anch’egli arrestato e tutt’ora agli arresti domiciliari), che il 2 marzo 2018 procederà all’affidamento all’amico di Filippo Piccone di un incarico di “supporto al Rup per rendicontazione e collaborazione nella gestione finanziaria e monitoraggio con la Presidenza del Consiglio dei Ministri”, nell’ambito della gara per le aree degradate (già oggetto di numerosi capi di imputazione tra turbative e falsi contestati a diversi indagati nell’ambito dell’indagine dei carabinieri del Provinciale dell’Aquila), per un compenso di 10.000 euro.
Appena ricevuto l’incarico, il Comune di Celano procede a liquidare al professionista 5.000 euro come acconto.
Con l’arrivo del mese di maggio, però, i problemi economici del professionista, che come si vede dalle riprese ha un’amicizia confidenziale con Piccone, torna a pressarlo.
Così contatta di nuovo Piccone per chiedere di saldare l’importo dell’intero incarico.
L’ingegnere Specchio spiega però a Piccone che ciò non è ancora possibile, dato che l’incarico non è stato ancora svolto ed è lui che suggerisce di estendere l’incarico.
Si legge negli atti depositati nei corposi faldoni finiti sul tavolo del magistrato della procura della Repubblica di Avezzano, di un incontro avvenuto nella segreteria di Piccone la mattina del 5 maggio 2018:
Valter Specchio risponde che:
l’unico modo per fargli avere un pagamento è di fargli un ampliamento dell’incarico già affidato, poiché la rendicontazione ancora non è stata fatta, dato che i lavori ancora non sono cominciati
(“dobbiamo ampliare l’incarico… dobbiamo farlo essere precedente… perché quella è la rendicontazione e quindi il passo successivo che verrà fatto dopo i lavori).
Sempre come annotato nell’informativa alla procura, scritta dai carabinieri, Piccone:
pur sapendo che non ha ancora fatto la rendicontazione, propone di far produrre allo stesso una lettera in cui questo dichiari che ha completato il lavoro, ma che la rendicontazione sarà presentata successivamente, in modo da dare la possibilità a Daniela Di Censo di pagare subito
“e invece se lui ci fa una lettera in cui ci dice, per esempio… questo per Daniela non per altro… anche perché sono cose, immagino, non stiano nell’occhio del ciclone però vanno coperte da un punto di vista formale, se lui ci fa una lettera e ci dice ‘guarda io tutto il lavoro preparatore della rendicontazione ecc… ho tutto fatto’.
Secondo Specchio però è meglio fare un ampliamento, tanto che aggiunge che dovrà riflettere circa le modalità con cui farlo.
Il dirigente dell’area tecnica pensa di fare un altro affidamento su un argomento “precedente” alla rendicontazione:
“Facciamo un ampliamento… sempre nel discorso della riqualificazione ecc… un supporto al RUP di un’altra attività che comunque è precedente rispetto alla rendicontazione… un piccolo ampliamento”
Piccone dice di andare subito al Comune per prendere un protocollo ma poi riflette al riguardo e propone a Specchio:
di fare una cosa “retroattiva”, cioè di qualche giorno fa
“lo puoi fare retroattivo questo tu?” … “cioè di qualche giorno fa… no?“.
Il dirigente però risponde che sia meglio dargli un nuovo incarico in ampliamento collegato con l’attuale:
“no, facciamo un’altra convenzione… e quella nuova che abbiamo fatto e gli eroghiamo un altro anticipo sulla parcella… cioè hai capito? Qui mo si tratta di fare…di concretizzare l’incarico a distanza di qualche giorno e dargli l’anticipo”
…
“sempre come supporto al Rup, però riferito alla rendicontazione”.
Qui è lo stesso Specchio che puntualizza che tanto:
è tutto abbondantemente sotto soglia e quindi non è necessario giustificare “essendo supporto al Rup e sempre sullo stesso lavoro è facilitato, perché abbiamo già un precedente al di sotto della soglia… mi segui? Abbondantemente al di sotto della soglia e quindi possiamo pensare di fare un ampliamento immediato senza ulteriori…”.
Piccone però dispone comunque di mettersi d’accordo con la Di Censo e il professionista che arriva da fuori regione, aggiunge che aveva già visto “qualcosa con la Di Censo”.
Nel corso dello stesso incontro, Piccone riprende il discorso dell’incarico e dice che lui aveva pensato di:
‘accroccare’ una relazione e fare il protocollo questa mattina come se l’avesse consegnata, ma lo stesso si rende conto che ciò non sia possibile in quanto non si può rendicontare “una cosa che ancora non si fa”.
Il professionista si dice allora d’accordo e l’ex sindaco di Celano gli assicura che ora andrà al Comune e gli farà avere un ‘upgrade’ dell’incarico e “Poi Daniela subito ti fa la cosa”.
Nonostante gli impegni presi, passano alcuni giorni e il professionista torna alla carica.
Il pomeriggio del 9 maggio è proprio lui che chiama di nuovo Piccone perché ha delle scadenze in banca:
“a me, o me la mandano oggi questa cosa dell’ampliamento, che domani mattina mi fanno l’acconto, sennò non funziona. Cioè io per venerdì dovevo… c’ho la scadenza di 4.000 euro in banca che se non… se non ho venerdì mattina in banca sono nella merda”.
Piccone lo rassicura: “sì, sì te lo fanno… assolutamente te lo faccio… cioè io penso che te l’abbiano già fatto”.
Piccone il pomeriggio del 10 maggio allora chiama Specchio e lo sollecita a provvedere alla situazione di “quell’amico”.
Specchio non capisce a quale amico si riferisca Piccone, che lo incalza:
“Valter… però io sto proprio fuori… Valter perdonami ma io proprio non ci riesco! Sabato ci siamo parlati, c’hai prospettato tu una soluzione, in qualche modo… hai detto ci penso io lunedì, mo stiamo a giovedì… Valter! E tu mi dici qual è quell’amico? Con uno abbiamo parlato noi, però…”.
Specchio il giorno dopo adotta la determina di ampliamento dell’incarico a favore dell’”amico” di Piccone, riconoscendo un “maggior compenso di 5.000 euro oltre oneri”.
Il professionista il 15 maggio successivo produrrà una notula di acconto con cui incasserà altri 5.000 euro dalle casse del Comune di Celano.
E così, quando il 13 e il 14 giugno, i carabinieri del nucleo investigativo dell’Aquila, agli ordini del maggiore Edoardo Commandè, procederanno alle acquisizioni dei documenti al Comune di Celano, sarà Massimiliano Forte (anch’egli indagato nella stessa inchiesta, all’epoca capo del gabinetto) a spiegare (si sente in un’intercettazione ambientale) a Luigi Aratari (ingegnere arrestato il 22 febbraio scorso e ora sottoposto alla misura della sospensione dall’esercizio di ogni pubblico ufficio o servizio alle dipendenze della Pubblica Amministrazione) che il professionista “è un amico di Filippo” e che “era tipo il braccio destro di […] al Senato” e aggiunge che:
“c’è anche il fratello” e che “vivono in Puglia… stanno bene in Puglia… c’hanno parecchi consensi…”.