Ortucchio. Sin da bambini abbiamo sempre immaginato i castelli come luoghi misteriosi ed affascinanti: ardite costruzioni che ci proteggono dalle minacce del mondo esterno, svettano nel bel mezzo di una natura aspra e selvaggia. Ebbene sulle acque del Fucino ce n’era uno unico nel suo genere, costruito su un’isola e con una bellissima darsena interna, che avrebbe fatto invidia a qualsiasi scrittore di fiabe.
L’insediamento dell’uomo a Ortucchio risale al neolitico, ma la prima torre portuale e della prima metà del trecento e serviva prevalentemente come approdo all’isola. In seguito la struttura venne fortificata con ulteriori mura e divisa dal paese da un profondo fossato scavato nella roccia, con tanto di ponte levatoio. Ma ciò che lo rendeva unico nel suo genere è la darsena interna, alla quale si accedeva attraverso un’ampia apertura ad arco e protetta da una grande feritoia circolare dove un cannone era sempre puntato verso il lago. Il vano serviva soprattutto per l’ormeggio delle imbarcazioni e da lì si poteva accedere agli ambienti superiori del castello. Questo maniero, costruito su uno sperone roccioso e progettato per vivere in simbiosi con le acque del lago, rappresenta un esempio più unico che raro di struttura fortificata lacustre. In Italia solo un altro castello è dotato di una darsena interna ed è il bellissimo castello Scaligero di Sirmione, ma di certo non era affascinante come quello dei Piccolomini. Perché? Semplice, perché quello di Ortucchio era situato sull’omonima isola. L’isola di Ortucchio, infatti, doveva apparire un po’ come l’isola del lago Bled, in Slovenia, solo che anziché scorgere la sagoma del campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, avremmo visto quella della caratteristica torre del castello.
Adesso chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare una notte di un paio di secoli fa, quando proprio nel momento in cui i pescatori del Fucino uscivano per andare a pesca, la barca dei Piccolomini lentamente solcava le acque in direzione del castello sull’isola di Ortucchio. L’imbarcazione, dopo aver attraversato la spessa coltre di nebbia che spesso avvolgeva le acque del lago, entrava all’interno del castello attraverso la darsena. I Conti di Celano, intenzionati a passare la notte sull’isola, scendono dalla barca e alla luce di una lanterna ad olio, entrano nel castello dove la servitù ha già imbandito una ricca tavolata. Dopo il banchetto, poco prima di ritirarsi nella stanza da letto, i nobili salgono in cima alla torre e si affacciano sul lago. Dinanzi ai loro occhi si apre uno spettacolo unico: l’immenso lago del Fucino, avvolto nel suo soffice mantello di nebbia, è illuminato solo dall’argentea luce della luna piena, mentre nella bruma si intravedono le deboli lanterne delle barche da pesca, che danzano lentamente come lucciole nella notte.
Ortucchio, l’unico posto che una volta si ergeva sopra le acque del Fucino, oggi conserva gelosamente l’anima di un lago che fu.