Avezzano. Alle 5.30 del mattino di quel 2 agosto 2010 fece irruzione nell’abitazione di Ezio Stati la polizia investigativa di Pescara. Cercava un televisore “grosso grosso”. Non fu mai trovato. Da allora cominciò l’incubo dell’ex consigliere e assessore regionale di Avezzano e della sua famiglia. Dopo 12 anni, ora Ezio Stati ha deciso di parlare della vicenda. “Sono stati fatti troppi errori in un solo caso giudiziario e quello che mi chiedo è: sono stati veramente solo degli errori?”. Sono state le parole di Stati nel corso della conferenza stampa di ieri mattina convocata a seguito dell’assoluzione recentemente arrivata, alla presenza del suo legale, Alfredo Iacone e dell’onorevole Luciano D’Alfonso. “Mi sorge un sospetto?”, si è chiesto Stati, “oppure non è che stavo sulle scatole a qualcuno?”.
“Un contratto scambiato per un altro“, ha spiegato Stati, “i firmatari confusi con altre persone, l’allora assessore regionale, Daniela Stati, scambiata con l’allora ministro Stefania Prestigiacomo”. E così via, per circa mezzora, equivoco dopo equivoco, davanti alla stampa, in una sala comunale gremita, Ezio Stati ha parlato come un fiume in piena, carte alla mano, leggendo gli interrogatori, le intercettazioni, illustrando malinteso dopo malinteso, facendo nomi e cognomi, puntando il dito sull’operato di polizia giudiziaria, pubblici ministeri e giudici.
Dodici anni e quattro mesi. “Ci sono voluti anni e anni affinché la verità fosse accertata”, ha aggiunto, “affinché un equivoco, anzi una serie di equivoci, fossero chiariti. Tanti gravi errori e malintesi. Siamo andati fino in fondo rinunciando alla prescrizione perché volevamo una sentenza”, ha urlato, “volevamo la verità”.
Storia politica modificata. Stati ha illustrato come il caso di malagiustizia abbia cambiato lo scenario politico amministrativo. “Mia figlia (Daniela Stati, allora assessore regionale all’Ambiente ndc)”, ha detto con veemenza Ezio Stati, “fu la più votata, 9mila voti. Ma mia figlia l’hanno tritata come il sale fino, e non se lo meritava. Non mi basta più essere stato assolto in nome del popolo italiano. Io e mia figlia, se Dio vorrà, vogliamo essere assolti DAL popolo italiano”. Ezio Stati era stato arrestato e finito sotto processo assieme alla figlia, all’ex marito di lei, Marco Buzzelli, e agli imprenditori Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli. Tutti sono stati assolti con formula piena.
Il caso Stati in parlamento. A rincarare la dose e ad annunciare una interrogazione in Parlamento sul caso, l’onorevole Luciano D’Alfonso, in questi mesi particolarmente impegnato nella lotta alla malagiustizia. “Oggi è una bella giornata perché contribuiamo a fare pubblica opinione in una società dalla quale è scomparso lo stupore”, ha affermato il deputato Pd, “sui fatti vergognosi che hanno riguardato il cittadino Ezio Stati ho presentato interrogazione in Parlamento poiché dobbiamo conoscere i documenti riguardanti gli errori accertati di figure singolari e bene individuate della polizia giudiziaria. Questa conferenza stampa non è soltanto un atto di riconoscimento per chi ha saputo resistere e per chi vi ha messo bravura professionale. Il principio cardine, anche per chi indaga, dev’essere l’emersione della verità e non l’accettazione della verosimiglianza.
Pornografia giudiziaria. Secondo D’Alfonso, “quando ci fu l’indagine si trattò di pornografia giudiziaria con il gigantismo delle foto. Perché dei contrattualizzati dello Stato, forse tre a Pescara e uno all’Aquila, mettono in campo questa condotta? La risposta, comincio a pensare, è per convenienza. Non è soltanto un atto di sentimento o riconoscenza nei confronti di chi ha saputo resistere; l’accertamento della verità fa parte di quel funzionamento istituzionale che assicura civiltà alla collettività. Questo processo era attratto dall’erotismo dello stupore della meraviglia e della verosimiglianza, perché dall’inizio ha assunto le sembianze di una partita antagonistica. Da una parte quella patente, la famiglia Stati con quella idea di politica, dall’altra i servitori dello Stato incaricati di accertare la verità. Sui fatti vergognosi che hanno riguardato il cittadino Ezio Stati ho presentato interrogazione in Parlamento poiché dobbiamo conoscere i documenti riguardanti gli errori accertati di figure singolari e bene individuate della polizia giudiziaria. Acquisiremo ogni foglio di carta che dimostrerà gli inganni patiti dai pm nel dossier di cui si sta scrivendo”.
Il procedimento segretato. “C’è un procedimento segretato, che visionerò in quanto parlamentare, nel quale c’è scritto che una figura della polizia giudiziaria ha ingannato un pubblico ministero. È di una gravità inaudita che quella figura continui a tenere appesi alla parete biglietti e fotografie di encomi, addirittura si permette di telefonare alla stampa sulla grandezza dei titoli che riguardano le operazioni. Non possono esistere in una democrazia prepotenti di questa natura. Anche la polizia giudiziaria deve essere soggetta all’articolo 358 del codice di procedura penale e deve sottostare a quattro regole: uso limitato e moderato degli aggettivi, obbligo di formazione triennale, obbligo di rotazione nelle funzioni, assegnazione degli encomi fatta al termine di un procedimento e non all’inizio. Su questi argomenti abbiamo costituito un intergruppo in Parlamento e c’è una altissima sensibilità sul tema poiché non è giusto che questa democrazia sia infettata dalla paura che ci siano delle figure che ti piombano nella vita e te la rovinano. Dodici anni quanto valgono nella storia di vita di una persona? Chi li restituisce dopo questa sentenza? Va ricostituito l’equilibrio nella società perché chi sbaglia paga anche se porta la divisa”.
Cosa accadrà il 14 giugno 2023. “Ricomincia un percorso che avrà la sua espressione centrale il 14 giugno 2023, a vent’anni esatti dal 14 giugno 2003”, ha annunciato il parlamentare abruzzese. “In quella data, tra le altre cose, racconterò come sia cambiato il codice civile a proposito del rapporto di un poliziotto della squadra mobile di Pescara e di un impoverito imprenditore. Ho voglia di giocare a carte scoperte, perché non è giusto che una democrazia venga infettata dalla paura per alcune figure che piombano nella vita rovinandola”.