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I problemi della scuola di oggi e il mondo dei giovani visti da Ivano Zuchegna

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
14 Gennaio 2013
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Un paese che disponga di un capitale umano scadente, presenta un forte  handicap. La scuola rimane   un servizio pubblico dedito proprio alla formazione dei giovani. Il diritto  all’istruzione è uno dei   diritti fondamentali dell’uomo; impedirne la fruizione significa ledere la  dignità, come è accaduto in   passato anche per ricordi personali. Il nostro Presidente Napolitano dice che  l’istruzione in Italia   oggi non è ancora sufficiente; deve migliorare e non diventare mai d’elite. Un  paese, secondo il   pensiero del Presidente, sarà rispettato se rispettabile, se non offende  immigrati, minoranze ecc..  Chi rappresenta le Istituzioni dovrebbe essere sempre disposto a dare l’ esempio di impegno, di   valori ecc.. Anche gli studenti, e non solo loro, per il Presidente, hanno il  diritto di chiedere alle   Istituzioni l’esempio. Purtroppo l’involuzione pedagogica assieme alla cattiva  politica hanno   contribuito in Italia anche ad degrado scolastico e al disinteresse per lo  studio. Secondo i dati Istat,   il 60% circa degli italiani non legge un libro all’anno; chi legge qualche  giornale non sempre sa   ricercare le notizie più importanti; così fra le negatività si acquisisce un  vocabolario povero ed una   comunicazione ripetitiva. Sappiamo che l’ignoranza degrada l’essere umano  perché non basta alla   persona, oggi specialmente, soddisfare i soli bisogni più naturali e urgenti;  essi sono bisogni privati   importanti, ma futili rispetto ai bisogni pubblici come l’educazione, l’ arricchimento della mente, la   cura della salute, dell’ambiente ecc.. NapolitanoL’eclissi dello studio porta la  decadenza di una civiltà perché   la vita anziché essere un camino verso se stessi, diventa il frutto del “così  si dice, così si fa”; diventa   difficile imparare a pensare con la proprie testa. Oggi, poi, sembra operante  anche una rapidissima   obsolescenza del sapere appreso, sia nel corso scolastico dell’obbligo o  secondario che   dell’Università. Il privilegio è, purtroppo, ancora ereditato ed è slegato  dalle reali inclinazioni dei  giovani. L’ingresso nel mondo del lavoro per loro è spesso traumatico e il  loro futuro è incerto, pure   se il loro è il futuro del Paese. La nostra è anche l’epoca della tecnologia  che, spesso, anziché   restare solo mezzo, diventa anche fine. Ha sicuramente permesso progressi  importanti, ma ha fatto   dimenticare all’uomo il significato più profondo della vita per spingerlo  verso il solo profitto e   l’apparire.  Persi gli ideali, la spinta umana perde il senso del dovere etico e anche un  governo democratico può   andare alla deriva. Il desiderio dei giovani è, purtroppo, ancora plasmato da  circostanze economiche   e sociali e gli anziani non vogliono proprio mollare il potere per fare spazio  a loro. Rimane così il   furto del futuro che avvilisce le nuove generazioni. Già Seneca scriveva a  Lucilio che gli uomini si   allontanano a malincuore dalle miserie delle faccende pubbliche. La vita è  molto vissuta solo nel   presente e si sta rischiando di svuotarla di senso perché  la storia è il  risultato di un presente ma   anche di un passato e un futuro. Se si tolgono gli occhi al nostro futuro, si  toglie il futuro. Se c’è   disagio nell’intero contesto scolastico, il prezzo più alto lo pagheranno,  probabilmente, gli   insegnanti come “capri espiatori”. Il loro problema, oggi, infatti, un pò  spaventa; si sentono, a volte,   sotto scacco, anche perchè in alcuni genitori c’è il complesso di superiorità  sociale: vedono nei   professori dei poveri impiegati dello Stato mal pagati e un po’ frustrati. La  scuola dovrà   sicuramente restare l’anima della società e anche in tempi di crisi, dovrà  fare da collante in una   società “scollata”.   Napolitano ha definito l’insegnante “muro- maestro”, il quale, oltre a dovere  amare il sapere, dovrà   capire ed amare la scolaresca, lavorare con molta passione e restare sempre in  contatto con i   genitori dei propri alunni. Certo, che alla scuola, si debbono attirare i  laureati più bravi attraverso   forte selezione. Un bravo insegnante, con la mente aperta, oltre a vedere i  difetti e gli errori degli   alunni, dovrà essere capace di scoprire anche le qualità positive da  sviluppare. Per valorizzare al   massimo le attitudini, l’insegnante dovrà anche conoscere le sicurezze  raggiunte dallo studente sul   piano affettivo, psicologico e sociale: tutto ciò sarà utile anche per  riuscire a superare fenomeni di   insuccesso e mortalità scolastica. Il vero docente impiega anche tempo per  prepararsi le lezioni e  aggiornarsi, perciò ha bisogno di sicurezze e di incentivi economici. Sappiamo  che nessun bagaglio   culturale si chiude in un cassetto e la cultura ci modella per tutta la vita.  Il rigore morale è la vera   forza che rende vivibile la nostra società per avere anche pace ecc.. Non sono  mancati nel secolo   scorso, uomini che hanno affermato e scritto cose del genere. Nel 1955 il  filosofo B. Russel assieme   allo scienziato Eistein, icona morale, scrissero un Manifesto, parlando di  pace, di giustizia e di   tolleranza nel mondo. Il primo pagò di persona per i suoi ideali, anche con la  prigione e con la   perdita della cattedra di filosofia.   Oggi occorre riscoprire anche l’arte del vivere, come dicevano i greci. A  volte la scuola deve essere   anche la frontiera dello spaccio. In un Liceo di Roma, a ricreazione,un  ragazzo vende e afferma:   “Guadagno più di mio padre”. I ragazzi sembrano oggi poco romantici, più  aggressivi e più inclini   al sesso occasionale: poche sono le idee sul futuro. Oggi c’è anche il  confronto tra culture diverse   per guardare alla dimensione europea e mondiale. Lo Stato non può non  investire sulla   scuola, non deve fare tagli, come sta accadendo oggi. Con i tagli non si  aiutano i poveri, i disabili,   gli svantaggiati, gli stranieri. Le classi con i tagli saranno anche più  numerose e il rapporto studenti-  insegnanti sarà meno facilitato. I precari della scuola ora sono aumentati e  molti di essi sono   giovani sposati e con figli, mutuo da pagare ecc..; i giovani ricercatori  bravi vanno all’estero, ora   anche in Cina e India. Prima le assunzioni erano fatte con il contagocce, ora  hanno subito pure una   brusca frenata. Il ministro della Pubblica Istruzione, ultimamente  si è  divertito a criticare i   professori del sud, considerandoli meno capaci degli altri. Non comprende che  tali insegnanti,   spesso, sono costretti a sostituirsi ai genitori e anche alla polizia. I  prefetti del sud dicono che la   scuola è l’ultimo presidio contro la criminalità organizzata e gli insegnanti  oltre che poliziotti   debbono farsi,a volte, anche psicologi. Solo un ministro che vive sulla luna,  non comprende ciò;   non comprende che gli insegnanti sono gli eroi muti del nostro tempo perché  non hanno le scorte, i   soldi e il conforto della politica. Il ministro Gelmini andò proprio al sud a  fare gli esami di   abilitazione e per prendere la maturità, da notizie di stampa, cambiò tre  Licei. Siccome le nostre   nuove ministre sono anche carine, speriamo che non siano state scelte come  ornamenti; ciò non  farebbe proprio onore alle donne e nemmeno alla politica. E’ rimasta contenta  la Gelmini del   numero dei bocciati agli ultimi scrutini dell’anno 2008/09 perché non ha  compreso che tanti ragazzi   sono molto fragili e bisognosi di ritrovare la stima e l’autoaccettazione. Con  le bocciature,   a mio avviso, si ottiene il risultato inverso. Il ministro dell’economia  Tremonti avrà ringraziato la   Gelmini per i miliardi risparmiati nella scuola perché nemmeno lui ha compreso  o non vuole   comprendere, il danno arrecato ai giovani bocciati. Il ministro Bossi vuole  addirittura riportare le   classi differenziali con l’idea di imprigionare i disagiati nel loro disagio,  come voler affogare i   naufraghi.  Bossi dileggia la nostra bandiera e sbeffeggia l’Inno di Mameli e  se la prende con i   professori che non vengono dal nord. L’Italia prima non fu mai razzista, gli  insegnanti siciliani e   non solo, andarono nelle scuole lombarde e viceversa. La Lega ora vuole anche  la   territorializzazione dei concorsi pubblici. Anch’io andai in Lombardia ad  insegnare senza alcun   problema, anzi con ricordi molto belli. La scuola, come già accennato, è anche  l’anima della   democrazia e può dare scacco, retorica a parte, ad un destino, meglio del  gioco del lotto. Educare,   oggi, non significa insegnare le buone maniere con una morale confezionata e  accettata senza critica   e senza discutere. Occorre sempre il dialogo e fu proprio il dialogare la vita  e la morte del grande   maestro e filosofo Socrate. Egli affermava di non sapere e con l’emblema dell’ umiltà, aiutava il suo   interlocutore a partorire la verità. Fra l’altro affermava che svergognare i  falsi sapienti sarebbe   anche un dovere civico. Molti giovani lasciano la scuola senza aver maturato  nessun percorso   formativo; altri, pure se laureati con profitto, non trovano lavoro perché i  pochi posti liberi si   affidano ai meno bravi ma raccomandati; altri ancora vanno avanti per forza di  inerzia e sembrano   vaccinati contro i peggiori eventi del nostro tempo. Il filosofo vivente E.  Severino ha scritto,   ultimamente, un’opera dal titolo “Il destino dell’Occidente”; tale destino è  il nichilismo. L’altro   filosofo, pure vivente, prof. Galimberti, in un suo libro parla ancora di  nichilismo e afferma che   molti giovani non stano male per le solite crisi esistenziali ma proprio della  malattia, il nichilismo,   con la quale si sta male e non si è nemmeno consci. La faccia migliore dei  nostri giovani e meno   giovani di questo paese è il volontariato: senza cinismi, senza  individualismi, senza furbizie, si  aiutano gli altri. Non ci sono solo giovani volontari ma anche meno giovani.   Molti non arrivano al diploma e in Campania e anche a Caltanisetta si ricorre  alla “fabbrica” dei   diplomi a pagamento, “diplomificio”. Ci sono organizzazioni criminali e a  Caltanisetta gli indagati,   per ora, sono duecento e sette gli arrestati. In Campania non occorre nemmeno  la frequenza della   scuola, basta pagare. Il 23% dei giovani sifanno le canne con regolarità,  bevono alcool e non solo:   con tali dipendenze, compensano, forse, anche le carenze della famiglia. Siamo  contenti del fatto   che al Palazzo dei Congressi a Roma il 7 dicembre 2009 c’è stata la Fiera del  Libro con incontri   letterari e la presenza di molti scrittori autorevoli, filosofi ecc.. Relatore  è stato Don Luigi Ciotti con   la lectio magistralis di civiltà. Si è affermato che la mafia teme molto di  più la scuola, la cultura e i   libri che la giustizia. In Italia si laureano 19 studenti su 100, la media  europea, invece, è al 30%.   C’è, purtroppo, una percentuale di laureati che non legge né un libro né un  giornale all’anno. Il   professore Tullio De Mauro afferma: “Non c’è alcuna sanzione sociale verso l’ analfabetismo con   laurea”. Il pedagogista Frabboni parla di “società sprintata”.Se c’è  idiosincrasia per la lettura,   correggere le asinate, diventa proprio difficile. Prima il mondo adulto,  compreso quello degli   insegnanti, aveva un’attrazione, ora non più e mancano punti di riferimento.  Si era più poveri, meno   istruiti ma sicuramente più veri, più umani, più umili e più semplici. Fra  insegnanti e alunni occorre   oggi tornare all’intensità del rapporto anche per la socializzazione; ai  genitori manca, forse, il tempo   e anche la voglia di interessarsi dei figli. Nel 1968 il libro “Cuore” venne  sbeffeggiato, a 100 anni   dalla morte di De Amicis, invece, vediamo che ci sarebbe bisogno di quei  maestri, anche perché   siamo soppiantati dalla televisione con pubblicità, moda ecc.. Le istituzioni  dimenticano che la   scuola è l’unica che può dare qualche aiuto. Nella scuola primaria si è voluto  riportare, dopo diversi   anni, il maestro unico anche se avevamo una delle migliori scuole d’Europa  perché il team   funzionava benissimo.   E’ ridotto anche il tempo pieno e le famiglie sono  sulle barricate. Il  ministro Gelmini voleva   fare la ballerina, ora infiamma la scuola; è riuscita a portare in piazza i  precari, i professori, gli   studenti e persino i genitori. La scuola è al centro di riforme e  controriforme, tutto dal sapore più   finanziario che didattico. Sono stati, intanto, stabilizzati i posti di vari  portaborse dei ministri, a   fronte, come già detto, di migliaia di precari anche vincitori di concorsi.  Essendo gli ultimi in   Europa, circa il problema istruzione, avremo sicuramente italiani di serie B  poveri, di serie A ricchi.   Siamo al 150° anniversario dell’unità d’Italia ed è ancora prioritario il  progetto di D’Azeglio di   dover fare gli italiani. E’ necessario ricostruire la fiducia dei cittadini  nei confronti delle Istituzioni   pubbliche, compresa la scuola. Si desidera che si rispettino almeno le  promesse fatte circa i   finanziamenti alla scuola pubblica e all’università; non dare aiuti soltanto  alla scuola privata.   All’Università gli studenti in regola con gli esami sono appena un terzo; l’ abbandono dopo il primo   anno è al 20% e il 22% non dà nemmeno un esame. C’è ora un disegno di legge  per la riforma   dell’università con la lotta all’inefficienza: si parla pure di fusone di  atenei; per gli studenti   provenienti da famiglie non facoltose occorrerà di certo un rafforzamento per  il diritto alo studio,   con borse, alloggi, prestiti d’onore ecc.. Pochi credono di avere un qualche  aiuto perché il potere ha   perso gli ideali e la spinta umana si rivolge a ben altro. Dopo decenni si  vuole affrontare anche il   problema dei rettori e del reclutamento degli insegnanti universitari; non  sarà la riforma in vigore   subito; non ci resta che sperare. Intanto il rettore della Sapienza, professor  Frati, denuncia i tagli e   afferma che dal 2010 non ci saranno i soldi per pagare gli stipendi dei  dipendenti.

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