L’Aquila. I numeri dell’agricoltura abruzzese 2025, Coldiretti: bilancio e prospettive tra impegno sindacale e produzione agroalimentare.
Un anno intenso per l’agricoltura abruzzese, segnato da una forte mobilitazione sindacale e da un quadro produttivo che ha richiesto alle imprese capacità di adattamento e innovazione. A pochi giorni dalla fine del 2025, Coldiretti Abruzzo traccia il bilancio dell’anno ripercorrendo le principali iniziative sindacali e le “performance” dei diversi comparti dell’agroalimentare, dal vino al florovivaismo.
IMPEGNO SINDACALE
«Il 2025 resterà l’anno delle grandi mobilitazioni», afferma Pietropaolo Martinelli, presidente di Coldiretti Abruzzo. «Gli agricoltori abruzzesi hanno portato la loro voce fino a Bruxelles per denunciare le politiche della Commissione Von der Leyen che mettono a rischio le oltre 770mila aziende italiane legate alla PAC».
A livello regionale, due le mobilitazioni principali promosse a L’Aquila: la prima, a giugno, per sollecitare misure urgenti a sostegno della zootecnia colpita dall’emergenza Blue Tongue; la seconda, il 16 dicembre, per la consegna ufficiale alla Regione Abruzzo della piattaforma politica di Coldiretti Abruzzo per il 2026, articolata in cinque punti cardine per il rilancio del comparto. “Per Coldiretti, il 2025 è stato «l’anno della concretezza», caratterizzato da una presenza costante dalle piazze alle sedi istituzionali – dice Marino Pilati, direttore di Coldiretti Abruzzo – con +18% di giovani nei campi l’agricoltura regionale dimostra di avere un futuro, che però va difeso dalle derive burocratiche. Sul fronte della promozione, il Villaggio Coldiretti di Pescara (31 ottobre – 2 novembre) ha rappresentato il momento di massima sintesi dell’anno, trasformando il capoluogo adriatico nella capitale regionale dell’agroalimentare e della biodiversità”. Il 2025 ha dato spazio anche all’innovazione con l’Oscar Green Abruzzo, celebrato sempre a Pescara, all’imprenditoria femminile e al settore agrituristico, protagonisti di incontri e iniziative durante tutto l’anno. La chiusura è stata nel segno della tradizione con le Giornate del Ringraziamento in tutte le province.
L’ANNATA AGRARIA
Il 2025 si chiude con un’annata agraria a due velocità, tra segnali di ripresa produttiva e criticità, anche sanitarie, ma con un denominatore comune: l’elevata qualità delle produzioni. «La crescita di vino e olio dopo anni difficili testimonia una straordinaria resilienza – evidenzia Pilati – ma resta inaccettabile la forbice tra prezzi al consumo e remunerazione agli agricoltori».
Vino
L’Abruzzo si conferma nella Top 5 delle regioni vitivinicole italiane. Dopo un 2024 complesso, la vendemmia 2025 segna un riscatto con una ripresa dei volumi stimata intorno al +20% e punte di eccellenza qualitativa favorite da un’estate calda e da un’ottima escursione termica pre-raccolta.
Olio
Il 2025 è stato un anno anomalo per l’olivicoltura. Dopo il -24% della campagna precedente, le stime provvisorie indicano una leggera flessione, più marcata nel Teramano, a fronte di una crescita in provincia di Chieti. La produzione complessiva è stimata intorno alle 8mila tonnellate. Le Dop regionali hanno raggiunto quotazioni record tra i 12 e i 13 euro al chilo, tra le più alte d’Italia.
Zootecnia
Anno di forte tensione per la zootecnia, segnato dal ritorno dell’emergenza Blue Tongue, che ha imposto blocchi alla movimentazione dei capi e causato cali produttivi, mettendo in difficoltà soprattutto le aziende ovine. Nonostante ciò, la tenuta del mercato lattiero-caseario è stata garantita fino a fine anno. Forte la preoccupazione per l’inizio del 2026, mitigata dall’accordo siglato da Coldiretti con il Ministero che ha fissato il prezzo del latte ovino a 0,54 euro a gennaio e 0,53 euro a febbraio, evitando il crollo delle quotazioni. Nel contesto carne Coldiretti Abruzzo ribadisce la necessità di tutelare l’arrosticino, simbolo identitario regionale. «Difendere la pecora abruzzese – sottolinea Pilati – significa difendere la sovranità alimentare da un’invasione di carni anonime dall’estero».
Cereali
Annata complessa per il grano duro: nonostante rese in lieve aumento, il prezzo riconosciuto agli agricoltori si attesta sui 30 euro al quintale (-10% rispetto al 2024), insufficienti a coprire i costi di produzione. Il rischio concreto è l’abbandono della coltura, con conseguenze anche sull’assetto idrogeologico. In alcuni casi si assiste alla sostituzione con cereali alternativi come il farro, ancora in quantità limitate.
Ortaggi e florovivaismo
Ortaggi e florovivaismo si confermano pilastri del PIL agricolo regionale. Il Fucino e il comparto florovivaistico costiero hanno mantenuto un trend di crescita, contribuendo al valore record dell’export agroalimentare. L’orticoltura del Fucino chiude però un anno in chiaroscuro: eccellente qualità delle produzioni, domanda vivace e prezzi in crescita per le IGP, ma margini erosi da siccità, caldo estremo e costi energetici per l’irrigazione d’emergenza. Diventa sempre più urgente investire in infrastrutture idriche e programmazione per mettere in sicurezza il futuro dell’“orto d’Italia”.
PROSPETTIVE 2026
«Guardiamo ai dati produttivi con orgoglio, ma non possiamo ignorare le ombre – conclude il presidente Martinelli –. Nel 2026 lavoreremo perché il valore aggiunto resti nelle mani di chi lavora la terra, difendendo le nostre eccellenze dalla concorrenza sleale e dal cibo sintetico. La piattaforma di Coldiretti è la bussola per il futuro dell’Abruzzo».
Il direttore Pilati aggiunge: «Chiudiamo l’anno con una Coldiretti più forte, militante e vicina agli agricoltori. Nel 2026 chiederemo alla politica regionale un cambio di passo su fauna selvatica, gestione idrica, semplificazione e sostegno concreto al settore primario. Siamo la spina dorsale di questa regione e continueremo a dimostrarlo».








