Avezzano. I crateri nel Fucino, dopo la scossa di venerdì notte, sono tornati attivi con melma che ribolle. Ma alla base del fenomeno non ci sarebbe l’evento sismico, ma una sfrenata captazione di acqua che ha abbassato la falda. La miscela di materiale liquido e gas che gorgoglia alla base del piccolo cratere di Strada 38, nel cuore del Fucino, nei pressi di Trasacco, continua ad attirare l’attenzione, soprattutto dopo il terremoto di magnitudo 4.1 registrato sabato mattina alle 04.16 nella Piana del Fucino. Dall’Ingv hanno chiarito, però, che non ci sono collegamenti con il terremoto perché ciò che avviene in superficie non è collegato con ciò che accade in profondità. Il ribollire, infatti, sarebbe provocato da lunghi periodi di siccità del passato uniti all’eccessiva captazione di acqua, anche in modo abusivo, da parte dell’uomo. A scoprire il fenomeno fu un agricoltore a settembre del 2007 che, arrivato nel capo seminato a patate, si ritrovò davanti a due profondi crateri nel terreno attorniati da una polvere grigia per un raggio di oltre cinque metri. Furono eseguiti degli studi e si stabilì, allora, che proprio la captazione selvaggia di acqua per l’irrigazione del Fucino, avrebbe causato, insieme alla siccità, un anomalo abbassamento delle falde. La zona intorno ai crateri fu monitorata a fondo. Oggi il cratere è messo in sicurezza con delle transenne gettate a terra, ma rimane pericoloso per l’incolumità delle persone che frequentano i campi e per i mezzi agricoli.