Celano. I consiglieri comunali del Pd analizzano il dato elettorale e puntano il dito contro Bersani. “Il risultato dell’ultima tornata elettorale ci ha consegnato una situazione politica molto complessa per l’Italia”, hanno spiegato Antonello Di Stefano, Carlo Cantelmi, Aniceto Ciaccia, Calvino Cotturone e Nazareno Tiberi, “il Partito Democratico non ha mantenuto in pieno le aspettative e non ha vinto le elezioni. Il partito con il maggior numero di elettori è stato il Movimento 5 Stelle. Molta classe dirigente politica del nostro Paese, ancora una volta, non è stata in grado di capire fino in fondo quello che stava accadendo, non hanno saputo interpretare la protesta, la rabbia, lo sdegno e quasi un odio viscerale verso la politica, sdegno e irritazione di persone stremate dalla crisi alla quale la politica ha continuato a dare segnali di scandali e privilegi. Eppure molto prima del voto, in quella fase di impotenza politica che caratterizzava il nostro paese, nell’era dei tecnici, il Partito Democratico ha avuto al suo interno la carta vincente anche per intercettare l’ascesa della protesta e di Grillo. La carta era semplicissima e non l’ha voluta giocare. Bisognava presentarsi con una candidatura giovane, con una faccia nuova, completamente fuori dagli apparati tradizionali. Bisognava scegliere Renzi. Tutti sapevano e sanno che con Renzi le cose sarebbero andate in un modo diversissimo, moltissime persone hanno votato Grillo perché il candidato del PD era Bersani, chi non l’ha capito non ha parlato con la gente. Il deludente risultato elettorale del Partito Democratico è figlio delle primarie, quando l’apparato ha sostenuto in modo assoluto la candidatura di Bersani, come pure di una certa idea del nostro segretario, persona perbene, che ha creduto di poter vincere con i voti dei soli militanti di partito, dei tesserati, dipendenti e inquadrati. Oggi anche qualche giovane dirigente che ha creduto fermamente in Bersani dice dei politici di apparato: ”Devono avere generosità, sennò finiamo fagocitati. Devono lasciare spazio ad altri, non lo hanno capito? Non hanno visto che molti italiani non ci hanno votato dove, invece dei giovani, c’erano i vecchi che hanno chiesto la deroga?”. Anche a Celano il PD ha subito un arretramento, abbiamo perso il 12% alla Camera (-11% in Abruzzo) e il 5% al Senato (-9,5% in Abruzzo) rispetto alle Politiche del 2008. Il PdL, che aveva il candidato capolista Piccone, ha comunque perso il 7,5% alla Camera (-18% in Abruzzo) e il 22% al Senato (-18% in Abruzzo) ed a livello nazionale Berlusconi, reindossati i panni della vittima, è tornato a gridare al complotto contro la magistratura. Il PdL tornerà in piazza non per il lavoro e per gli altri problemi degli italiani, ma per salvare di nuovo il padrone. Certo è che le forze politiche hanno perso ben altri numeri: in totale il PD ha perso 3,5 milioni di voti mentre il PdL 6,3 milioni di voti ed è evidente che il problema riguarda l’intera nazione, anche Celano, nessuno vuole sottrarsi. Ma niente ipocrisia! Resta il rammarico di chi aveva invece per tempo sostenuto la proposta Renzi, anche a Celano, di chi certe cose le ha sentite da un camper e non era il camper di Grillo, di chi ha assistito all’ascesa di Grillo capace di accogliere numerose istanze di affaticamento e di rifiuto della politica da parte dei cittadini, spesso facendo proprie proposte del Partito Democratico, riuscendo a comunicarle e a dare l’impressione che non sarebbero rimaste lettera morta”.
A questo punto la situazione politica è molto complicata con l’Italia divisa in tre aree ed un problema grosso di compatibilità. Gli scenari possibili o ipotizzabili sono diversi. Che fare!
Quello da scongiurare oggi è cercare l’accordo di grande coalizione con il PdL, magari indicando come premier una figura di garanzia. Uno scenario questo che certo ha consentito alla Germania di trovare una soluzione politica seria per affrontare i problemi del paese. Ma con Berlusconi la realtà è un’altra e nel paese già si grida all’inciucio.
In quest’ottica il rischio per il PD e per il paese è che al Senato il PdL da la fiducia al governo Bersani con il M5S che vota contro o esce dall’aula.
Si può ipotizzare, per quel senso di responsabilità che ci caratterizza, di indicare una proposta di governo incentrata sulle soluzioni da adottare su alcuni grandi temi (legge elettorale, conflitto d’interessi, taglio dei costi della politica e riduzione parlamentari) e su questa proposta ricercare la maggioranza in Parlamento, chiamando anche i parlamentari del Movimento 5 Stelle ad assumersi responsabilità concrete nei confronti del paese.
In questo caso però Bersani deve indicare con chiarezza agli italiani quale è il percorso che ci attende nei prossimi mesi, facendo intuire che alle prossime elezioni ci sarà una offerta politica nuova e innovativa, capace di assicurare un governo alla nazione.
Se il M5S non darà la fiducia, nonostante le proposte del PD, allora per evitare il peggio, cioè di tornare alle urne con questa legge elettorale e con questa situazione socio-economica, la soluzione potrebbe essere quella di indicare quale premier il leader del più grande partito in parlamento, o una persona da lui indicata; il PD a sostenerlo dall’esterno, dandogli la fiducia. Una occasione per misurare la buona volontà, la lealtà di Grillo nei confronti della Repubblica e la responsabilità verso milioni di cittadini.
Ora la parola al Presidente Napolitano.