Avezzano. I 110 anni fa il buio di polvere, lacrime e scosse: dalle catastrofi ai risorgimenti urbani, il 12 e il 13 gennaio cerimonia della memoria ad Avezzano
Il sindaco Di Pangrazio: “La nostra città, assieme a tutta la Marsica, commemorerà ancora una volta una ferita atroce, che mutò per sempre l’evoluzione della sua storia”. Parteciperà il Sottosegretario Luigi D’Eramo.
“Senza memoria, non c’è futuro” scriveva anni fa Primo Levi. Questa formula vale ancora oggi: le strade, più o meno ripide, che una comunità ha intrapreso e i fiumi delle rivoluzioni che ha guadato fanno parte anche della sua storia futura. Così è stato ed è per Avezzano: il 13 gennaio di 110 anni fa, un terribile terremoto alle ore 7 e 53 del mattino, di magnitudo 7.0, percosse come una frusta tutto il Centro Italia; l’epicentro venne individuato nella Piana del Fucino. Gli effetti immediati e successivi, superiori all’undicesimo grado della Scala Mercalli, furono devastanti: all’evento principale, poi, seguirono oltre mille repliche.
“Tutto era distrutto. – commenta il sindaco, Giovanni Di Pangrazio – Una popolazione intera rimase col nulla stretto tra le mani: gli avezzanesi e i marsicani, però, riuscirono a trattenere solo un bene comune a tutti, la resilienza. L’indefessa volontà di un popolo di dovercela fare per forza fece da contraltare a quella furia. Quest’anno, la cerimonia della memoria della nostra città inizierà un giorno prima: il 12 gennaio avremo – continua il primo cittadino – il gradito onore di ospitare nella nostra sala consiliare, a partire dalle ore 16 e 15, Antonio Uggè, delegato del sindaco di Lodi e nipote del soldato lodigiano Luigi Uggè, medaglia d’oro al valor civile. Proprio quest’ultimo, nei giorni immediatamente successivi alla violenta scossa di terremoto, prestò soccorso alle vittime del territorio”. L’iniziativa, sostenuta dalla Fondazione Carispaq e dall’Amministrazione comunale, è nata grazie al lavoro intenso dello storico e scrittore locale Giovanbattista Pitoni. Domenica pomeriggio, dopo i saluti del sindaco, sarà proprio Pitoni a tratteggiare quel periodo devastante, che cambiò per sempre il sistema di vita, di economie e di società di allora. Il professor Nazzareno Mascitti, invece, ricorderà poi la commovente storia di Mariannina Letta, la fanciulla dal “sogno infranto”. Mariannina avrebbe dovuto convolare a nozze qualche giorno dopo il 13 gennaio del 1915, unendosi in matrimonio con il suo amato Nino. Una giovane sposa rimasta sospesa. Coordinerà i lavori il giornalista Eliseo Palmieri. “Ogni anno, il 13 gennaio Avezzano e la Marsica trattengono il respiro e si fermano. – conclude lo storico Pitoni – È un anniversario di lutto ma anche un anniversario di costruzione: dall’immagine in bianco e nero dei centri abitati rasi al suolo, dal numero ancora imprecisato delle oltre 30 mila croci, una comunità si è fatta forza ed è rinata. Ad Avezzano, furono poco più di duemila i superstiti su una popolazione di oltre 13 mila abitanti”.
La mattina del 13 gennaio, a partire dalle ore 10, si terrà la deposizione della corona di alloro ai piedi del “Memorial alle vittime del terremoto”, situato sul Salviano. Parteciperanno alla cerimonia della memoria le autorità civili e militari, il Vescovo dei Marsi, S.E. Monsignor Giovanni Massaro, il presidente di Assoarma Avezzano, il 1° Capitano Floriano Maddalena e il Sottosegretario di Stato Luigi D’Eramo. Alle ore 11, all’interno del Castello Orsini, avverrà la presentazione agli alunni degli istituti scolastici del territorio del progetto “Scuole sicure: l’orso Mirtillo e il miele tremolino”, che comprende una storia trasformata in fumetto scritta dalla direttrice della Scuola “San Giovanni” Francesca Colella e un cortometraggio: le buone pratiche di evacuazione spiegate ai bambini. La giornata della memoria terminerà alle ore 17 con la celebrazione della santa messa presso il Santuario della “Madonna del Suffragio”, all’interno dell’Istituto San Luigi Orione, altra luminosa figura legata proprio al soccorso nelle zone del sisma, sia nella disastrosa cornice del terremoto del 1908, che causò 90 mila morti a Reggio Calabria e Messina, sia nella Marsica, dove ha ristorato i terremotati, aiutando il “rinascimento” dalle macerie.