Pescina. Non è un ospedale, non è una casa di cura: è una piccola comunità, che sembra a tutti gli effetti una grande famiglia. Fatta non di medici, infermieri e operatori sanitari in generale. Ma fatta di persone che tendono la mano ad altre persone e le accompagnano nel loro percorso.
Tutto questo è l’hospice di Pescina, che fa parte della rete della Asl delle cure palliative.
A coordinare il reparto ci sono due dottoresse: dal 2013, anno di apertura, c’è Roberta Bisegna. Da qualche mese con lei c’è Valeria Rondelli. Referente della struttura è la dirigente del distretto Sanitario 2, area Marsica, la dottoressa Rossella De Santis.
Una squadra di infermieri, oss, psicologi, è in servizio h24 non “per curare” i malati ma per prendersene cura. E ecco che grazie anche alla comunità che negli anni ha fatto crescere la struttura in meglio, è arrivata anche un’area biblioteca e una saletta per le tisane.
In inglese viene definita Human Caring: è una pratica mai scontata, soprattutto quando si parla di sanità. Una sanità troppo spesso bisfrattata nei tempi della pandemia e quasi mai tenuta in lodevole considerazione. L’Human Caring mette il paziente al centro e all’hospice di Pescina è questo che si fa. Semplicemente, senza tanti giri di parole.
Ci sono i sanitari e ci sono i pazienti. Sono uno arricchimento l’uno per l’altro. “Sono loro che ogni giorno ci insegnano qualcosa in più, che noi facciamo poi nostro, riuscendo poi a comportarci ancora meglio con un altro paziente”, racconta un operatore sanitario. “Si dice che il lavoro è lavoro”, continua un collega, “ma per stare qui è importante sapere che si dà tanto ma si riceve anche tanto. E quindi qui ‘il lavoro è solo lavoro’ non vale. Perché sembra difficile curare persone che stanno così male ma dall’altro lato sappiamo che il nostro impegno è ripagato quotidianamente da quanto ci danno i nostri pazienti. In termini di umanità”.
L’hospice Serafino Rinaldi ha dieci posti letto: sono dislocati su due piani. È un ambiente dove ogni giorno, chiunque vi entri, impara a sdoganare tabù, luoghi comuni, sensi di colpa, frustrazioni, legati alla vita e immancabilmente legati alla morte. È una grande famiglia, fatta di persone e di amore.