Avezzano. Sta assumendo le sembianze di una vera e propria guerra moralizzatrice quella che si sta combattendo a suoni di istanze e dichiarazioni senza esclusione di colpi in casa del Pd marsicano. Mentre giornalisti-investigatori continuano a scavare nella vita e negli archivi dell’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, accusato di aver gestito impropriamente il patrimonio del partito che faceva capo a Francesco Rutelli, i democratici marsicani si scontrano sul peso e sul valore delle parole, spesso evidentemente pleonastiche, altrettanto spesso doverose. Sì, avete capito bene, qui non si parla del patrimonio immobiliare, o per molti presunto tale, del senatore Lusi o degli ormai famosi conti di un partito che non c’è più, ma dei termini usati per raccontare gli anni in cui il parlamentare di Capistrello ha operato nella Marsica. Ma veniamo al dunque. Il Partito democratico, come già accaduto in passato, subito dopo la “bomba” Lusi ha preso le distanze dal senatore tanto da arrivare a espellerlo dal partito. I vertici nazionali hanno espresso le loro considerazioni sottolineando subito la provenienza centrista di Lusi e le sue radici politiche, sfumature che con la fusione di Ds e Margherita dovevano essere annientate. E invece in questa vicenda sono riemerse in un batter d’occhio come fossero una giustificazione per i fatti accaduti. In casa dei democratici abruzzesi, invece, sulla vicenda è calato il silenzio. Lusi oggi, come Del Turco e D’Alfonso ieri, sono diventati tabù per la direzione regionale, ma non per l’ex segretario del Pd della provincia dell’Aquila, Michele Fina, che in un’intervista rilasciata a l’Espresso ha raccontato il suo rapporto con il senatore e la sua politica nel territorio. Frasi e considerazioni note a chi conosceva i rapporti non proprio idilliaci, per usare un eufemismo, tra l’ex segretario Fina e il parlamentare di Capistrello, e non certo giudizi maturati quando l’ex tesoriere è stato sbattuto su tutti i giornali per il caso dei 13 milioni di euro del fondo Margherita. Le parole di Fina però, a quanto pare, hanno infastidito alcuni democratici, come il segretario del Pd di Celano, Antonello Di Stefano, vicinissimo al gruppo dei lusiani, che si è appellato alla commissione Garanzia Nazionale del Partito democratico richiedendo di intervenire nei confronti dell’ex segretario provinciale Fina per i suoi modi «di condurre una presunta battaglia moralizzatrice, non necessaria e del tutto fuori luogo» sulla vicenda giudiziaria del parlamentare di Capistrello. Detto fatto. Nel giro di qualche giorno Giampietro Sestini, segretario della commissione di Garanzia Nazionale, ha convocato Fina e il tesoriere Loreto Ruscio «ritenendo infondati e offensivi taluni giudizi espressi dagli iscritti sul caso Lusi». Una decisione presa di fatto su suggerimento dei vertici del circolo del Pd di Celano, che, ironia della sorte, ora cercano di dribblare sulla vicenda Lusi e sulla loro posizione a riguardo. Una vicenda macchinosa quindi che ruota intorno ad ammissioni più o meno autentiche, delazioni altrettanto autentiche, voltagabbana, sconfessioni e divorzi, ma che dei veri valori di un partito democratico sembrano avere ben poco. (e.b.)