Collelongo. “C’è un paese nella Marsica, in provincia dell’Aquila, dove da quasi quattrocento anni la gente si riversa in strada e rimane sveglia per tutta una notte, quella tra il 16 e il 17 gennaio, nel periodo più freddo dell’anno, con la temperatura che, a 915 metri di altitudine, scende diversi gradi sotto lo zero. Le strade di questo Comune, in questa notte, vedono l’andirivieni di più di diverse migliaia di visitatori, giunti da tutte le parti d’Italia, per onorare Sant’Antonio Abate, in una tradizione che, da secoli, si ripete con lo stesso spirito di devozione e di sano divertimento”, così, in una nota, il professore Sandro Valletta.
“Questa Festa serve a noi tutti per ritrovare una parte di noi stessi in quelle che sono state, sono e saranno le tradizioni dei nostri antenati e del nostro popolo. Tradizioni fondate sulla tolleranza e sull’accoglienza per i pellegrini ma anche per tutti i paesani che, in questa nottata, visitano le “cottore” e ne rendono indimenticabile il ricordo, soprattutto a chi vi partecipa per la prima volta. L’ospitalità come bene primario della nostra tradizione, che non guarda a chi bussa alla nostra porta e accoglie con un sorriso e con l’offerta che la casa mette a disposizione, senza guardare se è povero o ricco, simpatico o antipatico, paesano o forestiero ma, anzi, dando maggiore attenzione a coloro che sono in condizioni disagiate. Questa disponibilità evoca nobili sentimenti che oggi, seppure sotto l’effetto della modernità, non spingono verso l’indifferenza e la freddezza. Si fa un gran parlare di accoglienza, specie in questo periodo post-natalizio, ma tale convinzione deve essere dentro ciascuno di noi, nel momento in cui apriamo la porta e mettiamo a disposizione, seppure per una sola sera, ma dovrebbe essere sempre così, quello che è lecito e doveroso offrire. L’accoglienza trova un esempio vivente in questa magica notte della Festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo. La vita di un popolo è anche questa: dare senza chiedere! Offrire è donare se stessi agli altri! E questo implica sentimenti ed atteggiamenti che poco hanno a che fare con il cosiddetto consumismo. Ed il sorriso e la disponibilità di chi offre, in questa notte, ne sono la più alta e meravigliosa testimonianza”, prosegue Valletta.
“Sono molti i centri dove questa tradizione rivive ogni anno, da Trasacco a Fara Filiorum Petri, ma, sicuramente, Collelongo è il posto in cui la manifestazione culturale è la più suggestiva e la più antica. E questa sacrosanta verità sta scritta anche in quel che dice la tradizionale canzone, scritta dal Maestro Pasquale Cianciusi e “musicata” dal Maestro Luigi Pisegna, entrambi collelonghesi d.o.c., dedicata al Santo: “…pretettore d’ogne lloche, delle véstie e de jj foche, a Chellonghe selamente se festeggia degnamente”. (“…protettore d’ogni luogo, delle bestie e del fuoco, a Collelongo solamente si festeggia degnamente”…)
Si ringrazia tutto il solerte comitato organizzatore, presieduto dall’infaticabile signor Francesco Cerone, che quest’anno, dopo la dolorosa pandemia, ci permetterà di vivere, in maniera eccellente, come negli anni passati, la Santa Festività e il suo folklore.
Vi aspettiamo tutte/i, a partire dal pomeriggio del 16 gennaio, dalle ore 15.00, fino a quello del 17, per trascorrere insieme questo meraviglioso ed indimenticabile evento.
Felice Festa e buon sano divertimento!”, conclude Sandro Valletta.