Tagliacozzo. Un convegno impegnativo, ricercato, ma soprattutto ricco di importanti innovazioni nel campo della medicina. Si tratta dell’incontro riguardo l’Apporto delle Medical Humanieties all’arte della cura che si è svolto venerdì nell’affascinante Teatro Talia di Tagliacozzo, organizzato dal direttore responsabile e scientifico Alessandro Franceschini. L’evento rientra in un progetto più ampio di formazione deciso dall’amministratore unico della Casa di Cura Privata di Avezzano, Lucia di Lorenzo e mira ad aumentare la qualità della relazione medico-paziente e a ridurre il rischio clinico anche attraverso la pratica della medicina basata sulla narrazione.
Al tavolo dei lavori, Stella Carella, dell’Università Europea di Roma, ha moderato i numerosi interventi della mattinata, durante la quale hanno preso il microfono vari esponenti del mondo accademico e scientifico intorno ai temi relativi alle Medical Humanities. Sandro Spinsanti, dell’Istituto Giano di Roma, ha introdotto il tema trattando il rapporto tra la ricerca scientifica e quella umanistica, evidenziando la necessità di una continua collaborazione tra i due campi di studio per poter effettuare rilevanti scoperte in materie. Simona Gasparetti, filosofa e formatrice dell’Università Roma Tre, ha sviluppato il tema dell’alleanza terapeutica, mentre Fabrizio Consorti, docente alla Sapienza, chirurgo del Policlinico Umberto I di Roma e presidente della Società Italiana di Pedagogia Medica, ha evidenziato l’integrazione della medicina basata sulle prove di efficacia con quella basata sulla narrazione.
Nella seconda parte della mattinata, Nicoletta Suter, rappresentante del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, ha raccontato la propria esperienza riguardo i progetti sulla dignità della cura. La ricercatrice ha spiegato come per un medico è importante conoscere il paziente sotto tutti gli aspetti e che la medicina narrativa attraverso l’ascolto e anche la scrittura riesce a far emergere delle caratteristiche importanti del paziente, a volte necessarie per poter operare o applicare una cura. Altre volte, è proprio l’esercizio di manifestare il proprio libero scorrere dei pensieri attraverso un racconto scritto, orale, o anche il corpo, diviene una cura per il malato. In conclusione, Arianna Caputo, dell’Università Federico II di Napoli, ha spiegato per la prima volta i risultati della una ricerca innovativa condotta tra Italia e Spagna sulle evidenze relative all’uso di pratiche narrative nell’ambito delle cure palliative.
Nel pomeriggio, invece, i partecipanti dell’incontro si sono iscritti a diversi seminari, svolti all’interno della scuola dell’infanzia di Santa Giovanna Antida, dove hanno potuto esercitare alcune pratiche sull’espressione del linguaggio del corpo o sulla lettura di vari testi per evidenziare le parti che rimangono più impresse. Nel tavolo di chiusura, la presidente Lucia di Lorenzo ha ringraziato tutti i partecipanti, ma soprattutto ha evidenziato la necessità di approfondire incontri simili nel territorio della Marsica. Un incontro molto interessante e originale, quindi, che ha evidenziato l’importanza delle parole, dei pensieri, della filosofia come cura per l’individuo. Il nome Medical Humanieties deriva appunto da recenti studi americani che hanno rilevato scientificamente i miglioramenti evidenziati da questa disciplina applicata su malati. Un metodo che però richiama molto le radici culturali dell’antica Grecia, quando proprio la filosofia mirava alla cura dell’anima dell’uomo attraverso il racconto, il dialogo, il confronto e l’esposizione del proprio pensiero. @RaffaeleCastiglioneMorelli