Avezzano. Giulio Golia, popolare conduttore della trasmissione televisiva “Le Iene” è stato condannato dalla Corte d’appello di Perugia per il reato di molestie commesso il 2 novembre 2018 ai danni del giudice marsicano Stefano Venturini.
Secondo l’accusa avrebbe inseguito il magistrato per i vicoli della capitale, accerchiandolo con la troupe televisiva. La sentenza è stata emessa venerdì e i fatti riguardano il giudice Stefano Venturini, originario di Tagliacozzo, già magistrato del tribunale di Avezzano e attualmente giudice alla Corte d’appello di Roma. Il provvedimento dei giudici del tribunale perugino, del quale si attendono le motivazioni, arriva a quasi cinque anni dai fatti e ha riformato la precedente sentenza di assoluzione emessa in primo grado per l’accusa di violenza privata.
Ora Golia, che come ribadito più volte nel corso del processo non è un giornalista non essendo iscritto all’albo professionale, è stato condannato a una pena pecuniaria dalla Corte d’appello di Perugia.
I fatti risalgono al 2 novembre del 2018. In quell’occasione, il magistrato si era rifiutato di rilasciare dichiarazioni concernenti un processo da lui appena definito al tribunale di Avezzano e riguardante la morte sulle piste di Ovindoli di un giovane sciatore romano. Golia aveva inseguito il giudice Venturini chiedendo se non ci fossero stati conflitti d’interesse nella vicenda perché lui è uno sciatore e anche un maestro di sci. Il processo, però, all’epoca era ancora pendente in appello e il giudice, per dovere d’ufficio, non poteva in alcun modo rispondere a nessuna domanda.
Nonostante ciò venne attorniato dalla troupe televisiva composta da almeno quattro operatori e guidata da Giulio Golia che, con insistenza, cercò di ottenere delle risposte. Per sottrarsi alle incalzanti pressioni di Golia e riuscire a tornare negli uffici della Corte d’appello di Roma, dove ancora lavora, il giudice Venturini fu costretto a girovagare per le vie della Capitale, chiedendo rifugio in diversi esercizi commerciali e, infine, fuggendo di nascosto delle Iene grazie a un’uscita secondaria dei Magazzini Rossi, che si trovano in viale Angelico, dove i titolari del negozio, mossi a compassione, gli avevano dato riparo.
La prova del crimine per il quale il conduttore è stato condannato è immortalata nel video che venne mandato in onda a poche ore dal fatto e che in breve fece il giro del web suscitando molto clamore. Quel video era chiaramente il risultato di un montaggio delle scene estrapolate dal cosiddetto “girato integrale” che nel corso dell’inchiesta non è stato possibile sequestrare e, quindi, visionare nella sua interezza, poiché, inspiegabilmente, cancellato e rimosso dagli archivi degli studi televisivi.
Nel corso del processo, che si è tenuto davanti alla Corte Perugina, Stefano Venturini, costituito parte civile, è stato assistito dall’avvocato Marco Pierdonati. La decisione di condanna è destinata a costituire un precedente giurisprudenziale storico per quella tipologia di intervista, anche in considerazione del fatto che Giulio Golia, nella sua lunga esperienza televisiva, non era mai stato condannato per questo genere di “chiusa o assalto”, come è stata definita da uno dei testi della difesa dell’imputato. Ora si attendono le motivazioni della condanna.