Avezzano. Era stato arrestato nel 2012 dai carabinieri della locale stazione per spaccio e per questo posto ai domiciliari. Secondo il pm Guido Cocco il giovane avrebbe coltivato (unitamente ad altre persone ancora sottoposte a giudizio) diverse piante di canapa indiana, ricavandone un quantitativo pari a circa 550 grammi, e avrebbe detenuto 3,3 grammi di hashish non a titolo di uso personale; pertanto nel corso del giudizio di primo grado l’organo della pubblica accusa aveva richiesto quattro anni di reclusione oltre tredicimila euro di multa. Si tratta di L.R., 27 anni, giovane laureato di Pescina.
L’arresto era stato convalidato dal Gip del Tribunale di Avezzano, ed il ragazzo trascorse 12 giorni in regime di detenzione domiciliare in attesa del giudizio di primo grado, all’esito del quale veniva assolto dalla Francesca Proietti dal reato inerente la presunta coltivazione di 550 grammi di canapa indiana ma, pur essendogli riconosciuta l’ipotesi attenuata, veniva condannato alla pena di sei mesi di reclusione oltre multa per il possesso dei residui 3,3 grammi di hashish. A far giustizia ci ha pensato la Corte d’Appello dell’Aquila, presieduta dal giudice Manfredi, che in data 30 gennaio ha assolto L.R. dall’unica contestazione residua, riconoscendolo completamente estraneo ai fatti, riconducibili invece agli altri coindagati. Passata in giudicato la sentenza il giovane avanzava, tramite il proprio legale di fiducia Roberto Verdecchia del foro di Avezzano richiesta di risarcimento per l’ingiusta detenzione dei dodici giorni passati in regime di arresti domiciliari, oltre a richiedere il c.d. danno da strepitus soli, ovvero per il clamore mediatico suscitato a seguito sia dell’arresto che della condanna di primo grado. La Corte d’Appello, presieduta dalla Francabandera da ultimo ha riconosciuto quanto richiesto dal legale del ragazzo, concedendo quest’ultimo una cospicua liquidazione a titolo di risarcimento.